Young, Neil – Living With War

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Steso su un lettino con l’analista che gli consiglia: “Mister Young è importante che lei continui ad incanalare tutti i dolori, le frustrazioni e la desolazione più intima nella musica”. “Fino ad ora ha funzionato… continui così ogni volta che le sembra di aver perso la forza di andare avanti”.
Dopo 37 anni di onorata carriera e dopo circa 42 uscite discografiche questa è l’immagine che viene in mente pensando al dinosauro canadese più duro a morire.
Un intervento chirurgico alla schiena, uno alla gola, un divorzio, due figli cerebrolesi, un aneurisma; eppure niente di tutto questo dolore lo ha fermato. Definito scontroso, un’anima in pena, triste, solitario, The Loner, nonostante il suo ineffabile presenzialismo nel corso di quattro decenni.
E quando si arriva a confezionare un disco a distanza di sette mesi dal precedente (‘Prairie Wind’) a oltre 60 anni, scusate… ma a parer mio qui è di nuovo l’ennesimo episodio terapeutico.
Dal 1970 al 2006, saltando dalla battaglia contro Nixon e la guerra in Vietnam all’attacco contro l’attuale amministrazione statunitense, Mister Young aveva l’urgenza di esprimere la sua rabbia nei confronti degli intenti bellicosi di Bush e non è riuscito a mantenere a freno l’ispirazione. Tranquillo Neil, anche se sei lievemente in ritardo come tematica e anche se può sembrare un tantino populista… va bene uguale. Tu puoi permettertelo. Anche se quello che ne vien fuori potrebbe essere considerato rock per hippie incalliti ricoperti di polvere… stai sereno… noi lo definiremo come ci hai consigliato tu, “metal-folk” o più precisamente “protest songs”. Se qualcuno dovesse mai accusarti di plagio (“Roger And Out”)… non preoccuparti… correggeremo il tiro con un “memoria dylaniana”. Anche se la tua voce non arriva più da nessuna parte… dormi tranquillo… continueremo a definirla “falsetto vibrante”. Tu però continua a portarti sempre dietro un coro di 100 voci. Risulteremo più efficaci! E tu più credibile se solo riuscissimo a convincerti una volta per tutte ad appendere quella dannata chitarra al chiodo! Maledetta psicanalisi!