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La leggenda vorrebbe che questi Loveninjas si presentassero dal vivo proprio vestiti come gli eroi da fumetto nipponico e che il cantante avesse l’ardire di sfoggiare invece una imbarazzante mise a forma di grande cuore, fino a quando qualche savio non ha pensato bene di far sparire i loro costosi costumi di scena prima di una data dal vivo a Stoccarda. Per ladri di questa risma ci vorrebbe un indulto alla settimana, altrochenò. Ora però proviamo a dimenticare questa storiaccia per carità e concentriamoci solo sulle note, anche perché ci troviamo di fronte all’ennesimo centro di casa Labrador, un dato di fatto al quale dovremmo essere assuefatti e che invece continua a stupirci per l’inguaribile capacità del buon Johan Angergard di scovare il miglior pop esistente in terra scandinava, servendocelo pronto da consumare d’ascolti. E anche solo a pronunciare il nome dell’etichetta di cui è intestataria la mente dei Club 8 già ci sovviene una certa idea; la sensazione di un immaginario ben definito, atmosfere tardo adolescenziali, rossori twee di un pop tra il malinconico e lo sbarazzino e a supporto di questo scenario ci confortano i nomi di Acid House Kings, Sambassadeurs, oltre alle nebbie zuccherine di casa Radio Dept. Nel caso dei Loveninjas siamo invece di fronte ad una ipotesi di pop più smaliziata e chitarristica che fa proprie le istanze di una rilettura della new wave più melodica e floreale (Cure, Echo And The Bunnymen) alla luce di uno spiccato senso melodico che talvolta li conduce non molto distante da quanto prodotto nel recente passato da gruppi come Stars od Austin Lace. Un basso ultrarapido e in costante movimento che nella doppietta iniziale di “I Wanna be like you Johnny” e “Care” ipotizza un parto New Order/Bravery per la capacità di coniugare perfettamente pulizia sonora, melodie memorabili ad un nervosismo latente, ma anche strepitose trovate indie pop come “Little Black Friends” e “It’s been a long time”, letteralmente d’antologia del genere tanto da accumularle ad alcuni episodi di Lucksmiths o Ballboy. Il potenziale c’è tutto e non sorprende che in Svezia stiano già facendo faville dato l’innegabile potenziale commerciale di una proposta del genere, capace a mio parere di mettere d’accordo per una volta il pubblico dei Franz Ferdinand e quello di Belle And Sebastian. E non c’è un brano meno che bello, aggiungerei. Staremo a vedere, per intanto promossi su tutto il fronte data la freschezza di una decina di canzoni che rimangono indelebilmente impresse nella memoria e si canticchiato che è un piacere per giorni e settimane.