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Quando ascolto il disco di un’artista italiano e riesco a constatare che è superiore a molte produzioni straniere nel suo genere, mi sento un pelino più orgoglioso di essere nato nello stivale. Ed è proprio il caso di Francesco Prosperi in arte “Homespun”.
Il genere che ci propone l’artista di Arezzo è un elettronica di grande qualità. Il richiamo è tra degli ultimi Menomena e l’ultima Bjork, lo stile della sua elettronica è molto più americano che inglese; l’uso di ritmiche spezzate, di suoni sincopati, di piatti smorzati, di reverse ripetitivi e alienanti è quello che fa di questo disco un qualcosa di imperdibile per gli amanti del genere.
Il disco ci fa ondeggiare tra minuti di delirio tronico (“Floating leaf station”), in preda ad una ondata di suoni che si accavallano, fino a suoni eterei (“32 million people listening in on radios”) con tanto di Orson Welles. Eccellente l’uso di archi dal suono straziante (“Nerve factory”), il modo originale e particolare di usare suoni glitch triti e ritriti (“Toys in the basement”).
Ma l’atmosfera che pervade il disco è una sola, ed è semplice farsi prendere dalla sua carica di solitudine e malinconia, quella che ti fa viaggiare dentro la tua mente, quella che riesce a crearti una patina protettiva contro il mondo intorno.
Ecco, la musica di Homespun è una delle cose migliori che potete ascoltare quando volete essere soli; voi e le vostre solitudini.
Complimenti, e grazie di essere italiano!