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‘Random Avenger’, terzo disco dei finlandesi Magyar Posse, è obiettivamente un capolavoro. La loro particolare formula, che prevede post rock e musica da camera, combinate ad un retrogusto progressivo e ad un intenso mood cinematografico vagamente morriconiano, ha qui raggiunto un livello di espressività e lirismo difficilmente superabile. La musica dei Magyar Posse è solenne, barocca e si spinge dunque ben oltre i canoni imposti da un genere – il post rock – ormai giunto al collasso. Ascoltate ad esempio “Sudden Death”, un brano che declina un rock piuttosto drammatico secondo paradigmi progressivi, in qualche punto addirittura space rock alla maniera degli Ozric Tentacles. L’avvincente idea portante potrebbe essere, a dimostrazione della sublime inclinazione cinematografica dei Magyar Posse, una intuizione dei Goblin per il prossimo film di Dario Argento, mentre la pacata digressione centrale riporta il suono del gruppo in un dolce e soave post rock per romantici. Uno di quei brani che lasciano il segno. L’organo di “Intercontinental Hustle” conferisce un piacevole tocco vintage al sound del gruppo mentre si distende sull’ennesimo tema indovinato, su incantate trame di violino e su atmosfere al solito intense e crepuscolari, sottolineate anche da una ottima qualità sonora. Organo che torna sulla conclusiva “Popzag”, composizione che presenta una struttura simile al brano precedentemente citato, con il quale condivide anche la solita, eccellente ispirazione, e che dunque va a chiudere in bellezza un disco che, a mio parere, ha rappresentato uno degli ascolti più interessanti e soddisfacenti di questo 2006.