Serata a dir poco fantastica quella di ieri sera, dominata da tre gruppi tanto diversi tra loro nell'affrontare la musica folk, quanto accomunati dalla capacità di creare con la loro musica un tiepido vento di note che arriva ad accarezzare piacevolmente il (numeroso) pubblico. Ad aprire le danze, e in questa circostanza è proprio il caso di usare questo termine, ci pensano i bravissimi genovesi Aparecidos con la loro miscela tra tanghi argentini e musica balcanica. Il gruppo infatti è per metà composto da due chitarristi argentini (anche se ieri sera era presente sul palco solo uno di loro, l'altro era sostituito dal bravissimo Marco Ravera), mentre violino, batteria e contrabbasso sono affidati a musicisti genovesi, quest'ultimo nelle mani del sempre ottimo Tommaso Rolando. Gli Aparecidos son noti, oltre che per la loro bravura, per la collaborazione con il Teatro della Tosse di Genova, ed è proprio questo loro recitare suonando le loro canzoni, con un approccio molto fisico allo strumento e molto personale al concerto a renderli ancora più comunicativi e coinvolgenti. Un gruppo che spero di risentire entro breve dal vivo, si sono rivelati semplicemente bravissimi nel proporre la loro affascinante miscela musicale. I
trevigiani Father Murphy si rivelano una piacevole sorpresa, non solamente per l'incredibile quantità di strumenti suonati per essere un trio (chitarre, diamoniche, batteria, violino…), quanto per il loro entusiasmante ibrido musicale, capace di unire folk, pop, rock, elettronica, blues e quant'altro, il tutto arrivando a stringere il pubblico in un caloroso abbraccio di note ed emozioni. La forza più grande dei Father Murphy sta nelle atmosfere che riescono a creare, nel loro essere malinconici senza intristire l'ascoltatore, come un sensibile pianto sorridente, di gioia. La loro oretta di esibizione scivola sul pubblico come un miele delizioso grazie a fantastiche melodie e a una ottima presenza scenica. Un terzetto da seguire veramente con interesse. Gli americani A hawk and a hacksaw ripagano in pieno le mie aspettative, tanto mi aspettavo dal loro concerto e tanto ho ricevuto. In una parola sono stati travolgenti, come se il vento di cui parlavo all'inizio diventasse un estasiante tornado da cui è naturale lasciarsi scuotere
fino alle ossa. I due musicisti americani prendono la musica folk di chiaro stampo balcanico riuscendo a rendela totalmente imprevedibile, risultando quindi totalmente unici, anche per il loro modo di suonarla pittoresco e affascinante: mentre Heather Trost delizia con il suo violino infatti, Jeremy Barnes (già con Neutral milk hotel e Broadcast) suona contemporaneamente fisarmonica e percussioni, trasformandosi in una vera e propria macchina sonora umana. Il punto di forza principale degli A hawk and a hacksaw sta nella loro capacità di divertire il pubblico, senza nascondere il loro stesso divertimento sul palco, è evidente la gioia che provano nel suonare la loro personalissima rivisitazione delle atmosfere gitane. Il risultato è travolgente, sia per quella parte di pubblico che non può fare a meno di esplodere nel ballo, che per quella che resta a bocca aperta seguendo le evoluzioni musicali che avvengono sul palco. L'esibizione si concentra principalmente sui brani più attivi del repertorio della band, prendendo sia dal bellissimo “Darkness at noon” (fenomenale l'esecuzione di “The moon under water”) che dal più recente “The way the wind blows”(splendidi i turbini sonori di “Fernado's giampari”e la forza dirompente di “The sparrow”), costruendo così un concerto impeccabile. Una serata di musica splendida, dominata da tre gruppi capaci di lasciare un piacevole ed appagante calore negli spettatori anche dopo aver spento gli amplificatori.
Foto a cura di Anna Positano:
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