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Nonostante la giovane età i Baby Blue hanno già un curriculum di tutto rispetto composto da importanti riconoscimenti, significative partecipazioni a rassegne come Arezzo Wave e infine numerose aperture di serata a qualche grosso nome come Micah P. Hinson. Sotto la guida artistica di uno degli orgogli del rock d’autore italiano, Paolo Benvegnù, il quartetto pratese incide questo omonimo ep di sei brani in cui i Baby Blue riescono a sprigionare tutta la loro energia attraverso un suono tremendamente viscerale, chiaramente ispirato alle grandi bands psichedeliche degli anni 60/70. Sono soprattutto i Velvet Underground ad ispirare il gruppo: certi rumorismi e certi tipici assalti sonori rilasciati da alcuni spunti melodici di altissimo livello ne sono l’ovvia testimonianza. Ma c’è anche spazio per dello sbilenco funk, talvolta dipinto da rozze pennellate di blues, talvolta spinto oltre da morbose nenie di stampo punk. C’è da aggiungere che l’attacco di “Ice Cream” è di quelli che lasciano il segno, che la batteria di Graziano è di quelle che ti fanno venir voglia di distruggere qualsiasi cosa capiti a tiro, che gli attacchi chitarristici di Mirko sono curati e ben esposti e che infine Serena con i suoi saliscendi vocali riesce a diventare incredibilmente una sorta di Jim Morrison al femminile. Il full – lenght sarà una bomba: c’è da scommetterci.