X-Mary – A Tavola Con Il Principe

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La tentazione è quella di non prenderli troppo sul serio bollandoli come i soliti burloni fuori tempo massimo, ma per fortuna alle tentazioni si resiste, almeno in qualche caso.Questi ci sanno fare per davvero, dannazione, e tapini noi a prendere sul serio i loro scherzi (o a scherzare sulle loro serissime faccende). Un detonatore da 24 microschegge (per 35 minuti e poco più) destinate a farsi ricordare per freschezza e varietà stilistica, nonostante la sempre precaria messa a fuoco e alcune epiche cadute di stile (un paio di episodi punk rock di quart’ordine e sortite grind da strapazzo). Massì, concediamoci il lusso di partire dal peggio per una volta e lasciamo che i distratti voltino pagina prima di incrociare lo sguardo con la triturante bossacore di “Zucca”, per non dire del Dalla sotto Mialin di “Ospedale Maggiore”e del medioevo miniato Branduardi swing di “Al Mercato”. Avrei dato più chance a Belpietro insignito del Pulitzer che a “Cristiano Cristiana” nel mio lettore, eppure, la canzone fa coppia con quelle due apparizioni très Skiantos di “Carolina” e “Mare Spera” per un trittico da sciopero del neurone. Intrattenimento garantito e libidine coi fiocchi, per citare Nietzsche; in un paese che quotidianamente si specchia nel grottesco come il nostro, queste cronache parossistiche sembrano più reali del reale, e per un Ruini che appende la tonaca al chiodo per diventare tour manager dei riformati U.D.C. di Ferretti, ecco un inno Offspring style da oratorio osannante “Papa Voitila”, preceduto e seguito da altri episodi splendidamente grotteschi; quest’insalata di generi decreta la morte per overdose del funk rock, dei Minutemen e dei Nirvana, di Camerini, Snorky e paninari. Lo spirito critico imporrebbe di contenere gli entusiasmi e concentrarsi su tutta una serie di pecche e difettucci, ma l’ascolto provoca un euforia tale da andare oltre qualunque discorso di forma. Bravi davvero e se solo sapranno limare qualche eccesso ne vedremo delle brutte; ma brutte da fare invidia.