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Compito a casa da primi della classe quello dei Venezia da Forlì, trio chitarra-basso-batteria che più classico non si può, prodigo di evoluzioni geometriche e ben poco casuali. Il cd racchiuso nella bellissima confezione nera contiene otto tracce di precisione e spunti, creazioni energiche e taglienti senza bisogno di tanti urli ed esplosioni; i Venezia, infatti, riescono ad essere raffinati e precisi anche nei momenti di maggior forza del disco, come un palazzo dall’architettura tanto precisa quanto ardita.
I battiti e le note vanno a incastonarsi come pezzi di lego andando a dar forma a solidi affascinanti, tondi e spigolosi che siano. Gli arpeggi della chitarra si rivelano preziosi così come il dondolare frenetico del basso e la precisione della batteria, il tutto a beneficio di brani che trasportano e conquistano con facilità.
Quella tracciata in questo album dai Venezia è una strada dall’asfalto ben battuto e dai limiti ben segnati, un’unica linea da correre velocemente lasciandosi guidare dall’estro di questi tre musicisti veramente promettenti. Un nome nuovo da seguire nel rock italiano.
http://myspace.com/venicescenario
Gabriele De Seta
E’ raro ma invero emozionante il ricever per posta, tra i tanti pacchetti bustarelle e plichi, un disco dall’apparenza misterica e minimale, uno di quei cosiddetti “esordi” al limite tra l’autoproduzione e il promo, eppì ed elleppì, professionalità e urgenza espressiva che non sai mai bene come approcciare. E non è un caso che questo cd si trovi sbalzato assieme a tutte quelle recensioni di uscite più o meno “discografiche”, trattato con la stessa – se non maggiore – dignità: si può, è possibile, potete riuscirci anche voi se volete e amate la musica, a registrare un dischetto quale questo Venezia, sbattendoci dentro tutto il vostro cuore e fregandovene di apparire, badando bene solo al suonare suonare e suonare. Otto imprevedibili distillati di un certo rock che non era ancora troppo post, sempre in bilico su capitomboli astratti, sempre al limite della sconnessione ritmica ma mai al punto di sacrificare l’orecchiabilità, l’immediatezza, la presa e la sostanza. L’uptempo arioso (mi faccio ridere da solo, vabbè) di 02min.05sec. rappresenta al meglio il lato prettamente ritmico e non-banalmente-catchy del loro sound, la successiva Montagna incanala sprazzi free-noise in una vena melodica dal gusto epico e mi sarei pure stufato di parlare di musica, che risulta sempre più ridicolo e sfrontato quando si rasenta il “davvero bello” e il “di difficile definizione.”
Godetene. Non vengono da Venezia.