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Beat come matrice di tutto, il beat come anestetico nelle pose lounge siderali di un disco come ‘Out There’ e di quelle di uno come Malcom Catto, uno che in argomento battiti e colpi è immerso fino al collo, lui, batterista già di Dj Shadows e gettato nelle visioni della Now Again, etichetta gemella di quella Stone Throw che da qualche anno mira al lifting del funk e dell’hip hop. Il beat come superamento del sample, concetto già affrontato su più svariati punti di vista dal Madlib del New Yesterday Quintet, il groove come visione cinematica e cosmica d’intersezione di generi (la cover di Winter Song di Nico) sono i punti cardini di ‘Out There’, sorta di Philadelphia Experiment gettati nel retro-futuro della musica afro, summa di esperimenti portati avanti intorno al concetto di ritmo sul quale Malcom Catto costruisce acrobazie batteristiche e le tratta come campione da intersecare all’interno della canzone anch’essa in apparenza pura base (ne è prova la duttilità nella compilation ‘Re: Sound Vol.1’ di Before I Die prestata a Guilty Simpson) di sci-fi cosmico vario – tipo Sun Ra in acido e la sua visione del mondo nel 2007 – in un gioco che cita quello che per la Now Again è praticamente un credo: il funk settantiano.
Quel che ne esce è praticamente la sintesi perfetta dell’hip hop tramutato in musica, quello stesso percorso che, in maniera inversa, fece sì che dalla musica afro fuoriuscisse l’hip hop. Verrebbe da parlare di capolavoro se non fosse che è tutto il contesto ad esserlo, la Now Again, la Stone Throw, i progetti di Peerce P e Madlib e Georgia Anne Muldrow, la spinta delle ristampe Vampisoul, il jazz, Bollywood, tutto. Momento magico.