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Basteranno tre album all’attivo e due anni di pausa per comprendere che se non fai attenzione rischi di risultare mediocre e poco credibile, finendo per cantare di “scimmiette nel cervello”, “di gettoni per videogames” e ”di fantasmini felici”? La musica rimane fedele all’hardcore, al crossover, al metal ma le idee illuminanti scarseggiano e se a questo ci aggiungi anche il fatto che non si ha più tanto da dire allora sarebbe meglio legarsi ad una sedia ed evitare di fare dischi e venderli (selling music to the crowd…testo “I Thought Everything Was Alright”), perché tanto se hai fatto una porcata ce ne accorgiamo lo stesso, anche se ce la meni con la storia dell’inglese e della fama europea e specialmente se passi dalle insonni notti di Brand New al “tenero” palco del Coca Cola Live. Figa la popolarità eh?! Peccato però che l’autenticità è scesa giù con un colpo di sciacquone! Questo album non è difficile da “digerire” è proprio difficile da “ingoiare”. Si urla e si starnazza senza tregua tra inutili chitarre e noiosissime melodie prive di consistenza ma facili da vendere, specie se all’occorrenza ci infili il “singolone vincente” in italiano (Evoluzione) per ricordarci quanto bravi siete stati due anni fa con “66 Diabolus In Musica”. Il fatto che ci si voglia mantenere al limite tra lo “sputtanato” e la “nicchia” rende l’ascoltatore attento ancora più esigente. E possiamo anche essere disposti a farci prendere dal rock impegnato e dalla melodia travolgente e incazzata sì, ma mille volte già sentita, di “Inno All’Odio”, solo a costo però di incontrare nel resto dell’album contenuti di più ampio respiro. Quanto può essere toccante l’idea di paragonare la realtà attuale a quella di un videogame mescolando qualche effetto spaziale a pesanti chitarre metal in “Lost In A Videogame”? E il simil-punk mescolato a qualche lalalalalalà di “Rotten Mouth & Broken Arms”? E il refrain di “Fist”? Prende per culo tutto il resto del brano con il suo “aaaaaah another night with my monkey” anche questa in chiave “punkettona”, incluso il telefono che squilla tipo “driiin Hello, … i’m jesus christ i’m jesus christ” e non aggiungo il resto. Eppure quell’intro di “Inno All’Odio” l’ho già sentita, ma no, sarà solo una sensazione! Però continuo a pensare a quanto sarebbe d’impatto interpretato da un paio dei loro colleghi torinesi. Avrebbero già in tasca una decina di dischetti di platino, loro! Ma tranquilli, tranquilli ce n’è anche per voi. D’altronde siamo sulla strada giusta per la “nicchia” solo per pochi “milioni” di intimi.
Autore: Simone Dotto
Capita, superati i 14 anni, che le sagge parole pronunciate da un qualche mito del rock durante un’intervista non sembrino poi così sagge. Eppure esiste una massima firmata da Lars Ulrich ( il quale, come sapete, solitamente preferisce il doppio pedale alla filosofia) che torna utile ogni qualvolta si cerchi di definire un disco come questo. Dice: “Per fare del rock’n’roll ci sono solo due requisiti davvero necessari: un cuore che funzioni e un bel paio di palle”. I leggendari Paramount Studios e il team internazionale di illustri producers alle sue spalle avrà anche emancipato “Available for propaganda” dai suoi predecessori in modo netto, ma va detto che a tutt’oggi i Linea 77 si collocano ancora in quel filone numetal/crossover/hardcore/chiamalocome tipare così americano da aver stancato persino gli americani. Inoltre, anche con tutta la buona volontà e l’esterofilia possibili, Venaria NON è Los Angeles, e dopo più di dieci anni di testi in inglese la pronuncia di Emo e Nitto sa ancora un bel po’ di polenta. Ma la succitata definizione di Ulrich, se ricordate, non fa cenno all’originalità o alla creatività, né a qualsiasi cosa che riguardi minimamente il cervello o il gusto “estetico”: quindi, appellandoci agli ultimi due criteri rimastici, scopriamo che i nostri coglioni reagiscono eccome alle scudisciate di Tozzo il batterista. I coglioni apprezzano immensamente ogni imprecisione che rende il lavoro più grezzo. I coglioni se ne sbattono i coglioni se quello che stiamo sentendo non è esattamente un “Sound innovativo”. E per quanto riguarda il cuore, beh, quello è così ingenuo che non solo si gonfia come un ragazzotto imberbe quando sente un anatema adolescenziale come “ La mia paura è un nuovo inizio, l’indefinito è un nuovo inizio…ed ogni errore è un nuovo inizio!” ma è anche disposto a preferire questo disco ad un bestseller superprodotto dei Deftones solo perché i Linea 77 abitano a poche decine di chilometri da me, perché all’inizio suonavano alla Gamma (la sala prove di tutte le band del mio ex liceo), e perché ogni tanto anch’io salgo sul pullman 77 che gli ha dato il nome. Trovate ciò stupido e irrazionale? Bene, per vostra informazione, lo è anche il metal-core più sincero.