Matmata – In Attesa del Cielo

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I Matmata sono “marciti”. Proprio così, come conseguenza inevitabile per la povera mela matura che il fattore dimentica di raccogliere, occultata com’è dalle fronde. ‘In attesa del cielo’ arriva insperato a cinque (5!) anni di distanza dall’eccellente debutto del trio bresciano, ma dell’ispirazione di quel promettente ancorchè acerbo esordio non rimane la benchè minima traccia. Fragile e non più di un paio di altri episodi ancorano a fatica i nostri (ora un quartetto, con l’arrivo di Ulrico Bragaglio al synth) al rock nervoso degli esordi, che lascia ora spazio a mille variazioni sul tema della ballata melensa: la voce di Gianmario Ragazzi, anni fa veicolo di tagliente protagonismo, riesce addirittura a risultare banale nella sua estenuante ricerca di falsetti, un abuso perpetrato lungo un intero full lenght. Direi che si arriva quasi a rimpiangere lo scomodo e mal sopportato paragone con Matt Bellamy, nei non pochi frangenti in cui la timbrica sembra attingere qua da Paolo Meneguzzi(!), là da Roby Facchinetti. Il colpo di grazia è poi servito da Tango di fobia, fiacco, pretenzioso e poco riuscito tentativo di bissare l’originalità di un pezzo come Un circo sul loro precedente lavoro. Dispiace per loro, e tanto. Ma fra i solchi di ‘In attesa del cielo’ non troverete che noia: sappiatevi tutelare.