Giovane, talentuoso, islandese. Tre parole che descrivono benissimo Ólafur Arnalds. Una piccola intervista con lui era necessaria per capire un po’ di più lui e la sua affascinante musica.
Ciao Ólafur, volevo partire parlando del tuo ultimo e bellissimo lavoro “…and they have escaped the weight of darkness”. Dal titolo sembrerebbe che sia un lavoro che parli di una rinascita, di una ricerca della luce dopo un periodo difficile, come magari alcune tracce più “pop” (Gleypa Okkur -in ing. We swallow- e Hægt, Kemur Ljósið -Slowly, the light comes-) possono supporre. Alcuni tuoi pezzi però (penso soprattutto a Loftið Verður Skyndilega Kalt -The air suddenly cold- e Kjurrt -Income-) contengono in sé una straziante malinconia. Come lavori sulla creazione della musica e sull’evocazione delle emozioni e sensazioni spesso contrastanti?
Beh, ho solo cercato di costruire un percorso narrativo. Ci sono canzoni che ti risollevano il morale così come pezzi molto tristi, ma la chiave di tutto è che le canzoni incoraggianti vengono alla fine. Il disco si conclude in modo positivo così da cercare di lasciare l’ascoltatore con un pensiero altrettanto positivo.
In alcuni pezzi più rarefatti nella tua musica sento qualcosa dei Library Tapes, ma anche di The Album Leaf più intimista e suggestivo (soprattutto nel pezzo Þau Hafa Sloppið Undan þunga Myrkursins -They have escaped the heavy darkness ahead-). Sono gruppi che ti hanno influenzato? E quali sono i tuoi ascolti in ambito più pop e rock?
Non conosco I Library Tapes ma ho ascoltato un po’ del progetto The Album Leaf e mi piace un sacco. Non vedo però molte analogie… ma forse mi sbaglio. Solitamente non ascolto molte band che propongono una musica simile alla mia, mi piace farmi influenzare da gruppi completamente diversi. Per esempio ultimamente sto ascoltando gli Shearwater, i National e i Talking Heads.
Negli ultimi anni hai girato un po’ in tutto il mondo. Hai trovato differenze significative nel modo in cui il pubblico si confronta con la tua musica?
Certo, ogni comunità e ogni cultura ha le sue peculiarità. Fondamentalmente è soltanto una questione di diversi livelli di casualità. I paesi più “occidentalizzati” hanno un approccio più casuale nei confronti della musica e dei concerti; la gente dell’est, invece, è molto più esaltata ed euforica.
Fino a qualche anno fa per me l’Islanda era solo Sigur Ros, Bjork e Emiliana Torrini o quasi. Poi una volta venuto lì sono entrato da 12 Tonar e ho trovato il paradiso: tantissima musica ottima e di tutti i tipi. L’Islanda ha circa 300.000 abitanti ma un infinito numero di band, probabilmente il miglior rapporto qualità/band/popolazione di tutta Europa. Qual è il motivo di questa concentrazione di talento?
Penso che tutto abbia a che fare con la comunità che si è create qui. È piccola e la gente ha bisogno di sentirsi impegnata. In questa scena tutti conoscono tutti e in questo modo tutti riescono a incoraggiare tutti. Aiutiamo gli altri a migliorare e a raggiungere un pubblico maggiore, ci influenziamo l’un l’altro senza guardare sempre alle grosse superpotenze musicali.
Ma torniamo a te: quanto è importante per la tua musica l’Islanda e quando può essere invece limitante?
L’Islanda è la mia terra e il posto da cui provieni fa sì che tu diventi quello che sei. E tutto questo si riversa completamente nella musica. Ovviamente è difficile partire per un tour da qui, bisogna per forza prendere l’aereo e può essere davvero costoso. Ma per fortuna abbiamo un governo che sostiene i giovani artisti e li aiuta ad inizio carriera.
Internet ha aiutato tantissima musica nascosta ad emergere, penso a te e anche tanti dei tuoi conterranei. In questo senso come giudichi l’esperienza di “Found songs”?
È stata un’esperienza grandiosa e, allo stesso tempo, una sorta di esperimento. La mia intenzione era vedere come sarebbe andata se l’avessi distribuito gratuitamente. Quel disco è circolato più di qualsiasi mio album in vendita e in cambio ho guadagnato un sacco di nuovi fan e questo vale molto di più dei soldi che avrei potuto guadagnare vendendo quelle canzoni
Sei giovanissimo ma in poco tempo (nel giro di 4 anni) hai pubblicato due full lenght album e 3 ep. Come fai ad essere così prolifico?
Semplicemente sono uno stacanovista, un workaholic, e amo quello che faccio.
Chiudo con una piccola curiosità personale: perché tutti gli Islandesi con cui ho parlato di Brennivin me l’hanno definito disgusting e hanno trovato strano il fatto che io non lo trovassi così ripugnante? :-)
A me piace abbastanza. E anche a tanta altra gente. Probabilmente ne hai solo parlato agli islandesi sbagliati :-)
Il nuovo album ‘…and they have escaped the weight of darkness’ è disponibile su Erased Tapes Records.