Abbiamo lasciato Umberto Giardini un anno e mezzo fa, quando aveva annunciato la fine del suo progetto sotto il nome di Moltheni, e lo aveva fatto menando schiaffoni a destra e a manca alla piccola e sempre provinciale scena indipendente. Recentemente lo abbiamo ritrovato con l’annuncio dell’arrivo di un nuovo album con la band dei Pineda nelle vesti di batterista. Questo ci ha sorpreso non poco, viste le dichiarazioni rilasciate con un misto di amarezza e polemica che lasciavano trasparire trascorsi professionali deludenti. Siamo andati a chiedergli il motivo di questo nuovo inizio.
Nel gennaio 2010 avevi annunciato il tuo ritiro alle scene con una intervista polemica e graffiante (vedi qui): oggi lanci il progetto Pineda con un’altra intervista, nel quale i toni sono più o meno gli stessi (vedi qui). Questo vuol dire che nonostante tutto vale la pena continuare a suonare? Perché?
Innanzitutto l’abbandono della scena musicale è stato frainteso (ma non è una novità, i giornalisti specie quelli specializzati sulla musica di un certo genere… sono esattamente come i nostri politici, diverso ruolo ma stessa razza). La chiusura era riferita al progetto Moltheni non alla mia esperienza lavorativa, nonchè alla soppressione della mia attitudine musicale.
L’hai ammesso anche tu: con i Pineda alla fine, volente o nolente, “bazzicherai lo stesso giro”: ma cosa ti aspetti di trovare di nuovo e che risposta credi di avere da parte dei recensori e del pubblico con questa nuova band?
Non mi aspetto nulla, il fatto che con il nuovo progetto Pineda si andranno a toccare le stesse spiagge inevitabilmente mi rattrista, ma purtroppo vivo in un paese dove i confini sono strettissimi, sia in termini culturali che di fatto di inserimento oggettivo nell’ambito artistico.
Spero solo che il disco venga suonato live come merita, tutto cio’ che riguarda la carta stampata non conta. Le riviste specializzate italiane sono come la tv spazzatura… alcune di loro rappresentano nel mio immaginario, quello che per alcuni è rappresentato da trasmissioni televisive come L’Isola dei Famosi o Amici.
Bene, adesso parlaci dei Pineda, ma non mi interessa sapere riguardo le influenze musicali, su come vanno le registrazioni e cose del genere. Spiegaci il perché vale la pena prestare orecchio alla musica, convincimi che davvero c’è una via d’uscita, un modo alternativo per ascoltare una band che non sia lanciata da un hype che non dura più di 6 mesi. A te la parola.
Non ho e non avrò mai parole di convincimento, verso un prodotto come Pineda o come quelli che ho realizzato e amato in questi anni.
Non ho davvero nulla da dire, non per falsa modestia o per pormi poco incline ad un ruolo che gentilmente, io dico, compete ad altri. Diciamo solo che ognuno faccia e ascolti quello che vuole…
È questa l’unica fortuna che mi pone diverso da tutti, anzi, mi correggo, da molti.
Se tutti ascoltassero la musica di cui mi nutro io, sarei davvero depresso…
Ecco, da qualche giorno invece di sentire il nuovo lavoro di Giovanardi o Fabri Fibra ascolto Kurt Vile.
Per questo sono felice..