Chad Valley – Young Hunger

Acquista: Voto: (da 1 a 5)

Ibiza a fine anni ’80 deve esser stata una figata. L’abbiamo capito. Sempre più spesso l’artista di turno  sente il bisogno di ricordarcelo. Recentemente però le anfetamine e i rave non fanno più tendenza. Niente più 24 hours party people, addio Stone Roses. Non resta che celebrare le spiagge, i tramonti, Ibiza nei sui aspetti più chill. Non stupisce che un operazione del genere abbia particolare successo nella fredda Svezia (vedi Air France, The Embassy, ecc.).

Hugo Manuel  (in arte Chad Valley) è di Oxford e durante l’adolescenza il più bel mare l’avrà visto a Brighton o in qualche paesino della costa inglese. Da anni, sia in solitaria che come frontman dei Jonquil, ha deciso di dedicarsi instancabilmente all’esaltazione del cazzeggio estivo. L’ansia definitoria ha coniato il termine Balearic Pop ma non c’è nessuna novità per chi abbia ascoltato in vita sua un po’ di Chill-wave\ Dream pop. Arrivato, dopo due EP, al primo album solista il ragazzo di Oxford non accenna cambiamenti di rotta. Young Hunger, la traccia che dà il titolo al disco, riassume perfettamente i contenuti proposti: cultura glo-fi, sound tropicale, liriche romanticheggianti. L’ascoltatore potrebbe fermarsi qui risparmiandosi altre 10 tracce che di fatto sono copie mascherate una dell’ altra. Timidi segnali d’allontanamento dall’ isola (e di originalità) li troviamo nell’ apertura al pop di stampo ’90 esemplificata dall’ironica (forse neanche troppo) citazione delle Spice Girls: If you wanna be my girl / Then you gotta get with my friends.

Segnali che poco aggiungono ad un disco sostanzialmente anonimo e ripetitivo. Ed è un peccato perchè questa volta si sono spesi in collaborazioni personaggi importanti (vedi El Perro Del Mar, Glasser e Twin Shadow). Proprio il featuring nel finale con la bravissima Anne Lise Frøkedal restituisce all’album insperati barlumi di dignità interrompendo il tripudio del melenso e dello stucchevole. Ora, potrebbe sembrare che la recensione abbia toni astiosi. Potrebbe sembrare che chi scrive sia mosso da invidia nei confronti di chi ha conosciuto quell’Ibiza, di chi ha vissuto quegli anni. Potrebbe trattarsi del capriccio di uno cresciuto nella società post-tutto che ha eretto nostalgia e revival a dogmi irrinunciabili. È vero, potrebbe, ma li odio dischi del genere. Con tutto il cuore.