Andy Burrows – Company

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Inutile girarci intorno: Andy Burrows non è un genio della musica, ma ha avuto determinanti botte di fortuna nella sua carriera: a) aver militato dal 2004 al 2009 nei Razorlight in qualità di batterista, contribuendo alla creazione di ‘America’; b) saper calzare alla perfezione il ruolo del simpatico musicista inglese che sta simpatico agli inglesi, con tanto di comparsate sul Sun.

Del resto, da uno che nel 2008 sforna un disco in sostegno di un ospedale pediatrico (The Colour of My Dreams) e che sembra Gesù non ci si può aspettare che riceva proiettili per posta, e quindi tutti gli vogliono bene, compresi Dominic Howard (Muse) e Tom Smith (Editors), con il quale ha anche registrato Funny Looking Angels, bella antologia natalizia da far invidia a Bublè. E questo perché Andy ama il Natale: per quello appena passato ha infatti collaborato alla colonna sonora di ‘The Snowman and The Snowdog’, sequel del classico cartone che dal 1982 scalda gli inverni del Regno Unito.

Il suo spirito caritatevole l’ha portato anche a suonare negli We Are Scientists per un certo periodo, ma ora sembra piuttosto convinto della sua carriera solista. Due anni dopo Sun Comes Up Again, registrato con il monicker I Am Arrows, torna con questo Company, posizionandosi accanto ai vari Gavin Degraw che riempono per bene i vuoti nelle radio, ma che alla fine passano senza colpo ferire. Non che ci sia qualcosa di particolarmente brutto nelle dieci tracce di questo disco, anzi, ogni passaggio è calibrato a dovere: un po’ di distorsione qui, un po’ di allegria da bar lì, il tutto su un letto di pop rock che molti assimilano al Lennon dei primi ’70, ma ormai suona così consueto e stucchevole che persino un paragone con uno qualsiasi dei Beatles non desta attenzione.

Le uniche tracce che vagamente si fanno notare sono ‘Maybe You’, un waltzer folkeggiante comunque sconsigliato ai diabetici, e ‘Pet Air’, insolitamente quasi (quasi) grunge. Per il resto, ovunque spuntano archi e i testi sono quello che sono. Scongiurato il rischio sorpresa dopo l’ascolto di ‘If I Had A Heart’, che di primo acchitto potrebbe sembrare una cover dei semi-sconosciuti Slut (e, invece, seppur ci somigli, non lo è), tutto scorre liscio e indifferente. Ma Andy Burrows è un bravo ragazzo, e se è questo che gli piace fare ne ha facoltà: essere banali non è reato.