Jon Spencer Blues Explosion – Molodiciotto @ Torino – 12 febbraio 2013

ATTITUDINE E VISUALS: In una Torino ancora ingentilita dai cumuli di neve lungo i bordi delle strade fa ritorno mr. Jon Spencer, per la solita battaglia a palle di blues, stavolta nel salone grande del Molo18: l’explosion dà sul fiume stasera. Entrando è impossibile non spulciare il ricchissimo banchetto del merchandising targato JSXP, dunque iniziamo con un’osservazione imprescindibile: in vendita, a 25 euro, GREMBIULE da macellaio firmato Jon Spencer con logo vintage e macchie di sangue. Il gadget definitivo. Programmatico della carneficina punk’n’blues che sopraggiungerà di lì a poco.
Non prima di aver salutato le conturbanti The Mentalettes, girl-trio ispanico-svedese (!) di invasate vocalist à la Juliette Lewis (in bilico tra Pandoras e The Pipettes), attorniate da un tris di musicisti di stampo 60’s, derivative in maniera più che spudorata nelle loro scalmanate filastrocche garage/beat ma godibilissime, pur penalizzate da qualche problemino d’acustica.

PUBBLICO: “Prima dei Black Keys, prima dei White Stripes, c’era la Blues Explosion” citando una celebre uscita dal The Guardian. Prima ancora c’era Nick Cave e soprattutto i Cramps, a ben dire: il fatto è che il marchio di fabbrica di Jon Spencer racchiude e riassume tutte queste esperienze, radunando ogni volta la Famiglia consacrata al blues più sporco e sudato. Farà forse meno presa sulle nuove generazioni ma riempie, sebbene a maglie larghe, l’amplio salone del Molo18.

AUDIO: Tasto dolente: non sempre a fuoco l’audio on stage nel corso della serata. Addirittura qualche fischio per la strumentazione delle Mentalettes, un pizzico meno d’incisività (rispetto al solito) al cantato sciamanico di Spencer, bruscamente strozzato da un calo dell’impianto nel mezzo di Black Mold.  Meno male che i volumi della blues explosion non tradiscono mai.

SET LIST: Provo a recuperarla a fine serata, quella cartacea da aggiungere ai cimeli in bacheca. Ma niente: lablues explosion è allergica ad ogni tipo di guinzaglio e Jon Spencer “chiama” letteralmente ogni canzone, procedendo “a braccio” per tutto il concerto. Salta l’appuntamento con qualche hit attesa dal pubblico, ma i tre moschettieri newyorkesi non si risparmiano affatto, regalando uno show non troppo lungo ma inattaccabile. Altro che scaletta: così lo vogliamo, a gridare in faccia a Russell Simmins eJudah Bauer le mine in repertorio. Spiace non sentire le calde incursioni dell’armonica a bocca, in genere affidate al prode Bauer.

LOCURA: 1) Il suddetto grembiule di Meat+Bone. 2) Più che locura è goduria vedere matador Jon Spencer alle prese con l’indomabile thenerim, lo strumento caro alla tradizione del blues psichedelico, che il Nostro violenta portandosi su e giù per lo stage. 3) Le facce inquietanti e l’occhio spiritato di Simmins dietro alla batteria: gorilla-metronomo!

CONCLUSIONI: Era la sera del gran Galà del Festival di Sanremo o la notte europea della Juventus in Champions per molti torinesi. Mentre Crozza raccoglieva le polemiche dal palco dell’Ariston, Spencer salmodiava il Verbo Blues tramutandosi nella belva da palcoscenico che ben conosciamo. Mentre i tifosi irlandesi del Celtic versavano lacrime amare dopo un impietoso 0-3, la blues explosion versava ettolitri di sudore su Torino. Un manipolo di concittadini era nel posto giusto. Palla al centro.

Le foto non si riferiscono alla data recensita