Attitudine e Visual: I quindici anni di attività musicale e l’eclettismo sonoro pulsante e camaleontico incarnato dagli Oneida fanno tappa al Circolo Degli Artisti assumendo le sembianze variegate di cariche elettriche distorte e scariche di pura adrenalina. Il sound tipico della band di Brooklyn prende così vita sul palco in tutto il suo impetuoso e potente splendore, cesellando ogni singola e poliedrica sfumatura ritmica caratteristica e peculiare nella storia stessa del gruppo. C’è grande sintonia tra tutti i componenti della band, che sembrano proprio divertirsi a costruire il live destrutturando generi e stili, e c’è allegria, coinvolgimento, energica armonia e gioiosa empatia tra loro e il pubblico. Ci sono i tappeti musicali ripetitivi e reiterati, c’è la distante decostruzione di suono e voce, c’è la furia esplosiva della batteria di Kid Millions, c’è la tecnica, le lunghe prodezze sonore acide e le vibrazioni violente. C’è il garage, il noise, l’elettronica, la potenza hard-rock, gli zampilli kraut, i synth, i feedback e l’acidità psichedelica che ben si fondono a una presenza scenica corale, minimale e allo stesso tempo incandescente.
Audio: Buono e ben calibrato, capace di rendere appieno tutti i dettagli ritmici legati ai singoli strumenti e le deformazioni di genere e di suono proposte dagli Oneida.
Setlist: L’energia multiforme degli Oneida si sprigiona attraverso una setlist molto varia che cavalca passato e presente. Si assiste così alle ultime visioni di A List of the Burning Mountains, alle movenze acide di All Arounder e Up With People, agli intercalari ritmici e vocali di Summerland e ancora ci si addentra nei meandri della discografia della band con The River, Ghost in the Room, Snow Machine, I Will Haunt You, Doin’ Business in Japan e la conclusiva distruzione sonora affidata a Sheets of Easter.
Momento migliore: La carica incontenibile del suono e l’ebbrezza delle ripetizioni che si fanno affascinanti come dinamite, deflagranti ed eccitanti in Sheets of Easter.
Pubblico: Numeroso, molto attento a seguire le note dai risvolti dicotomici e violenti e travolto dalla potenza corroborante e “infettiva” del sound proposto dalla band.
Locura: Tanta energia, calore e follia sonora, ma senza alcun episodio rilevante di locura.
Conclusioni: Gli Oneida confermano live la loro bravura, la loro furia distruttiva e seminale dei codici prestabiliti e la loro originale e stravagante tavolozza sonora capace di riuscire a trasportare i presenti attraverso percezioni temporali lontane e moderne al contempo. Un’eclettica “tribù” che suona tra distorsioni e destrutturazioni atipiche sulle note degli anni zero. Una tribù che coinvolge.