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22 Marzo 2013 | Room40.org | Cooparia.com | ![]() |
Pacifico del sud, forse Tahiti più probabilmente Hatutu. Una foresta di palme perennemente in sovraesposizione, negativo di un’istantanea a colori, ammanta mistero e magia, fauna e visioni indotte da sostanze non convenzionali. Di giorno, migliaia di cinguettii tropicali ‘Dr. Derelict‘ segnano la strada che porta verso l’oceano; così da poter inutilmente beare d’azzurro, teste dai bulbi oculari retroversi ‘Po Mahina (trad. arr. Cooper)‘ che pancia all’aria sulla battigia attendono di uscire dal trip.
Di notte, il clima si fa più afoso e Kubrickiano: un frinire ossessivo e maligno accompagna rantoli extraterrestri ‘Beached‘, e fasci di luce al neon ‘Each Day At Dusk‘ puntati dritto verso la grande statua dell’idolo Tiki. Le percussioni esotiche di ‘White Shadows‘ istigano ad una danza Hawaiana con i costumi tipici del voodoo, mentre la catarsi estatica sorprende quando l’effetto delle droghe sta svanendo, regalando porzioni di un paradiso pericoloso in slow motion ‘ What Cares Paradise‘.
Anche questa volta l’artista visual-musicale, nonché grandissimo collezionista di camicie Hawaiane, Mike Cooper, ci fornisce l’ennesima prova di essere non solo uno dei più grandi conoscitori della musica del pacifico, ma di aver capito come far aderire la stessa ad un concetto avanguardistico che punti a sottolinearne gli aspetti psichedelici più oscuri.
[schema type=”review” rev_name=”Mike Cooper – White Shadows In The South Seas” author=”Alessandro Rosssi” user_review=”5″ min_review=”1″ max_review=”5″ ]