Attitudine e Visual: La storia di Geoff Farina è un percorso che attraversa strade sempre differenti, è come una perenne e intensa rincorsa che parte dalla ricerca di quel suono nuovo scaraventato negli anni Novanta fuori dagli amplificatori, incarnato dalle improvvisazioni di lame slowcore e sperimentazioni jazzy degli storici Karate, passando per i Secret Stars e gli Ardecore, fino alla carriera solista e assieme ai Glorytellers, volgendo lo sguardo alla tradizione americana per un ritorno alle origini in pieno stile alt-country. Ed è in una atmosfera quieta e intimista che Farina accoglie il pubblico dell’Init, per un ascolto sottile e sensibile della sua musica. Tra luci calde e soffuse e un’atmosfera dal sapore “vintage”, è unicamente la sua spiccata sensibilità melodica a riempire il palco di luci e ombre appaganti, mentre le corde della chitarra si muovono leggere e la sua voce unica, personale e intima regala morbidezza all’interno di un live che si nutre e vive nella dimensione acustica.
Audio: Dopo alcuni leggeri feedback di troppo, anche l’audio si “abbandona” alla quieta pienezza del live, alla familiarità accogliente delle note che lentamente vengono regalate al pubblico.
Setlist: Farina attinge a piene mani dal suo ampio repertorio, mentre si rivolge ripetutamente al suo pubblico parlando un po’ in italiano e un po’ in inglese e concedendo loro anche un caloroso e gradito bis. Scivolano via leggere e profonde Stems, Wait, mentre lungo le rive di un Mississippi ideale echeggia il gospel tradizionale In Christ There Is No East of West e Spike Driver Blues e ancora Some Sinatra, As You Are Right, Small Fires, No Vacancies e You Ain’t On Your Way To Hell.
Momento Migliore: L’intero live simile a una lunga cavalcata onirica tra sogni piacevoli e ricordi tradizionali
Pubblico: Ammantati da un silenzio quasi spettrale, i presenti seguono il concerto comodamente seduti su delle sedie appositamente collocate all’interno dell’Init per l’occasione. Il pubblico non è numeroso, ma vuole essere lì e lasciarsi trasportare, rapito da una calma quasi avvolgente e dall’intensità del live.
Locura: NP
Conclusioni: Un live di Geoff Farina così intimo, minimale ed efficace, pur senza macchinazioni sceniche esagerate e genuino al contempo, è come contemplare una lunga distesa americana sdraiati sull’erba ad ascoltare la nostra anima più profonda e primordiale.