The White Mandingos – The Ghetto is Tryna Kill Me

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“To the white black boys (black and white)
To the black white girls (black and white)
Lets fight back with this noise (tonight’s the night)
And attack this world (tonight’s the night)” 

Ironia della sorte, i primi a piazzarsi in vetta alle classifiche di vendita U.S.A. con un disco rap furono i Beastie Boys: dei bianchi – che ebbero l’ardire di calarsi a tuttotondo nella subcultura del “ghetto” afroamericano della Grande Mela – raggiungevano per primi il gradino più alto del podio in una “disciplina” codificata dai neri.
Valicare i confini e giocare con gli stereotipi: roba non da poco, a ben vedere. Sparigliare le carte da hardcore e funkadelic-a, alla maniera dei Bad Brains è l’obiettivo (indubbiamente meno ardito, nel 2013) dei White Mandingos. Dietro al grottesco moniker da homepage di Youporn, non a caso, si nasconde l’ex bassista dei Brains Darryl Jenifer, spalleggiato da una delle teste di serie della gloriosa fanzine hip hop Egotrip (Sasha Jenkis) e l’mc stradaiolo Murs.

Tra invettiva, provocazione ed sarcasmo, il programmatico “The ghetto is tryna kill me” affronta/confronta tematiche controverse: dal razzismo tout court agli stereotipi sessuali, imbevuti nello swag. Le cronache dal ghetto  dell’alter-ego di Murs pescato dai sobborghi di Harlem, Tyrone White, riprendono il “grigiume” (letteralmente il sentirsi né bianco né nero di “Black’n’white”) nel quale doveva sentirsi intrappolato l’Eminem ante litteram di 8Mile, tanto quanto il rigurgito anti-borghese dei Minor Threat omaggiati nella cover di “Guilty of being white”. L’afrofuturismo soul di Spoek Mathambo incontra lo skate-punk dei Cerebral Ballzy, poi irrompe la tematica strettamente sessuale: le sigarette post-coito di “Black girl toof” e i luoghi comuni (demoliti non senza una certa tenerezza, “my dick was no bigger than white guys”) di “My first white girl”.

Sopra le righe come una puntata dell’E-Team diretta da Spike Lee, “The ghetto is tryna kill me” è un (mezzo) divertissement che non regge il confronto ideologico con i pionieri di quel crossover, boccheggia talvolta nella sua stessa spacconeria ma funziona: (so) bring the noise.

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