Attitudine e Visual:
Un ideale tuffo tra le mille sfumature arcobaleno di un’atmosfera dal sapore Sixties/Seventies..Da Story City, Iowa, fino al palco dell’Init il tutto racchiuso all’interno di un’acida miscela fatta di blues polveroso, destrutturazioni hard rock e caleidoscopica psichedelia. I Radio Moscow dell’Init, in occasione dell’anteprima della rassegna capitolina Airport One, inanellano il loro discorso musicale a notte fonda dopo un line check certosino sugli strumenti per poi lasciare ampio spazio alla musica senza sovrastrutture di sorta, al sound nudo e crudo, puro e personale che questa volta non si avvale dei visual effects dominanti invece nei precedenti live set. Nel minuzioso equilibrio di un magma sonoro che dialoga tra chitarre, basso, batteria e la voce sibillina e sorda di Parker Griggs c’è il flusso sonoro morbido e ricco di energia e carica esplosiva e la perizia tecnica nel suono e negli arrangiamenti. Parker Griggs, Anthony Meier e Paul Marrone, che incarnano le visioni di un’epoca mai scomparsa del tutto già a partire dal look e dai lunghi capelli, giocano così di addizioni e sottrazioni, di incendi sonori duri e violenti e pacate visioni desertiche, di riff abrasivi e wah wah perpetrati all’infinito.
Audio:
Acustica buona e ben calibrata capace di conservare durante tutta la durata dell’intero live i vuoti e i pieni sonori, la potenza e la delicatezza del suono sprigionato dagli amplificatori Orange.
Setlist/Momento Migliore:
In primo piano i pezzi inediti dell’ultimo album del power trio Magical Dirt (in uscita il 17 giugno), senza però tralasciare il passato del gruppo e le emozioni di album come Brain Cycles e di brani come 250 Miles, per un live fatto di distorte allucinazioni retrò immerse tra groove e increspature fuzz.
Pubblico:
Un pubblico eterogeneo e numeroso fatto di amanti puri del genere, mentre l’interazione con la band appare timida e l’attenzione dei presenti si focalizza esclusivamente sulla musica.
Locura:
Una voce “fuori dal coro” urla durante l’accordatura degli strumenti “Aò mica stamo all’Auditorium”, mentre andare al bar e scoprire che sono finite le scorte di birra non ha prezzo..per tutto il resto c’è l’acqua per dissetarsi o il superalcolico per sballarsi.
Conclusioni:
I Radio Moscow sono lontani da quella voglia di presenza scenica a tutti i costi. Agiscono sul palco senza mai essere superflui o pretenziosi per dare voce esclusivamente alla forza primordiale del suono in una dimensione lontana mai dimenticata. Un live dall’animo “vintage” persi nei Sixties…