Acquista: | Data di Uscita: | Etichetta: | Sito: | Voto: (da 1 a 5) |
03/06/2014 | harvestrecords.com | paulweller.com |
Sono passati 16 anni dalla pubblicazione di Modern Classics di Paul Weller. Era il 1998. Paul Weller nella cultura inglese è un personaggio che ha varcato i confini della leggenda in campo musicale. Ha attraversato mutamenti epocali della società culturale britannica. Unico e solido sopravvissuto della ondata punk del 1976, ha saputo tirarsene fuori quando il punk inglese aveva esaurito la sua carica emotiva, per tuffarsi nella rivoluzione elettro-pop degli anni ottanta. Sia i Jam che gli Style Council hanno lasciato una eredità pesantissima nelle nuove generazioni di band che all’epoca non esistevano. A fine anni ottanta si è scontrato col muro dell’industria musicale che non seppe intercettare il suo ennesimo cambiamento, pur rimanendo fedele a se stesso. E così è ripartito da capo con una serie di album solisti che riprendono tutta la carica energetica della sua gioventù, rimanendo fedele a se stesso. L’ondata del Britpop non lo travolse mai, ma zio Paul li osservava (e qualche volta benediceva come nel caso dei Gallagher) dall’alto. La cultura modernista lo ha sempre identificato come il massimo riferimento artistico e di stile (imperdibile il suo libro intervista dal titolo “l’anima e lo stile”) affibiandogli l’amato nick di “Modfather”.
La sua produzione discografica è stata seguita da frequenti tourneè dove Paul Weller dava il meglio di se stesso. Pur ricordando i suoi trascorsi con Jam e Style Council, l’impatto dei suoi album solisti, tutti, è davvero impressionante. Suonano tutti molto freschi e moderni. Questa seconda raccolta si concentra sugli ultimi fortunati episodi della sua carriera; “Heliocentric”, “Wake up the Nation” e “Sonic Kicks” hanno standard di qualità elevati, ma probabilmente l’album che ha segnato la sua ennesima trasformazione artistuica è stato “22 Dreams” del 2008 che ha rinnovato la sua creatività musicale, convincendo anche i critici precostituiti che lo hanno accusato sempre di un eccessivo tradizionalismo; si trattava di un colorato ensemble di sperimentazioni e cambiamenti che hanno riavvicinato ancora di più il suo pubblico al suo stile sorprendente che parte dalla tradizione musicale inglese per approdare verso lidi musicali caleidoscopici.
I diciotto album della sua produzione solista lo hanno confermato come uno dei migliori artisti capaci davvero di cogliere nuove opportunità e sempre con lo sguardo verso le freschezze stilistiche, senza mai venire meno a se stesso. L’album si compone dei successi maggiori della seconda parte della sua carriera solista, da “He’s the keeper”, “It’s written in the stars”, “Wishing on a star”, a “Push ita long”, “From the floorboards up” a “The attic”. C’è anche un singolo inedito “Brand new toy” che è accompagnato da un video ideato dallo stesso Weller. Ne esiste anche una versione deluxe con alcune incisione fatte per la BBC e anche molti pezzi bside usciti su singoli o edizioni particolari. Chi conosce Paul Weller e tutta la sua carriera potrà apprezzare la produzione e la composizione di questo album, ma anche chi ha solo sfiorato occasionalmente la produzione musicale del Modfather potrà cogliere l’occasione per risalire alle radici musicali di un artista dotato di un talento musicale infinito, che anche oggi dall’alto dei suoi 56 anni sembra non retrocedere neanche di un passo. E sempre con grande stile.
[schema type=”review” name=”Paul Weller – More Modern Classics” author=”Emiliano Le Moglie” user_review=”4″ min_review=”1″ max_review=”5″ ]