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27/05/2014 | virgin | paulheaton.co.uk | ![]() |
Le alchimie nel mondo della musica pop sono davvero delle situazioni uniche. Episodi spesso unici e raramente ripetibili, specialmente dopo delle separazioni. Qui ci troviamo di fronte ad un ritorno di fiamma ispirato. I protagonisti sono Paul Heaton, ex leader creativo degli Housemartins e Jacqui Abbott, musa ispiratrice dello stesso Heaton, quando, una volta chiusa l’esperienza con gli Housemartins, fondò i Beautiful South. La voce della Abbott è rimasta quella suadente degli inizi di carriera, sul finire deli anni ottanta. La cantante abbandona la band nel 2000 per problemi familiari e per stare più vicino al figlio. Come dimenticare le altimetrie sonore in “Don’t Marry Her”. Heaton, da par suo, rimane il solito songwriter che unisce ironia e poesia. La sua poetica ha sempre costituito un unicum nel panorama musicale britannico; la sua passione per il soul e la musica americana folk, la stessa che gli fece venire l’idea di rifare Caravan of Love degli Isley Brothers, si percepisce anche in questo album.
I numerosi cambi di ritmo, il complesso spettro sonoro fa di Heaton un cantautore ancora profondamente ispirato dalla musica. Questa rimane la sua dote più particolare: la musica lo ispira, niente altro, una capacità di scrittura sopraffina che di adatta alla perfezione alle doti vocali della Abbott. Eppure ne è passato di tempo dalle loro precedenti collaborazioni, ma il tempo sembra essere stato sospeso, e il suo scorrere pare avere addirittura migliorato l’alchimia tra i due. L’album contiene alcune chicche da sottolineare: l’andamento country di “The Snowman” viene in pochi secondi sostenuto nel coinvolgente riff rockabilly di “Costa del Sombre”. Non possono mancare tuffi nel passato Beautiful South come la titletrack “What have we become” o l’iniziale “Moulding of a Foul”. Un elemento di novità rispetto al passato è un certo gusto per le ballate affini al britpop stile Coldplay, che Heaton propone per esempio in “When it was yours” con la voce suadente della Abbott a camuffarne l’ispirazione. C’è poi la trascinantissima “Stupid tears” con un ritornello cantato a doppia voce; il finale invece è una sorpresa con “You’re gonna miss me” che richiama lo stile New Orleans di Dr. John, regalo che Heaton si concede in solitaria.
Insomma un disco che segna il ritorno di una cantante, Jacqui Abbott, che è mancata molto in questi anni per la purezza della sua voce e la classe con la quale canta ogni stile. Heaton sta comodissimo nel suo spazio musicale che si è ritagliato in tanti anni di una carriera decisamente al di sopra della media. E l’impressione rimane quella che, nonostante gli Housemartins e i Beautiful South, il meglio per questo geniale cantautore pop britannico debba ancora venire.
[schema type=”review” name=”Paul Heaton e Jacqui Abbott – What Have We Become” author=”Emiliano Le Moglie” user_review=”4″ min_review=”1″ max_review=”5″ ]