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16 Settembre 2014 | dfa | thejuanmaclean |
Si chiama John Maclean, ed è la mente dietro un progetto quasi omonimo che si è sempre avvalso di un cast di collaboratori, musicisti e co-produttori. Questo fino all’arrivo di Nancy Whang. Infatti, la cantante Americana è diventata nel tempo l’elemento chiave, trovando in questo ‘In A Dream’ il culmine espressivo. Cinque anni separano il nuovo lavoro dal suo predecessore ‘ The Future Will Come’. Il motivo è addebitabile al bisogno ‘fisico’ della componente live da parte di John – Anche perché se non suoni, in questi tempi dominati da Spotify e Youtube, difficilmente porterai la pagnotta a casa. Certo, a meno che non ti firmi ‘U2’ e possa permetterti di vendere direttamente l’album a iTunes che poi lo regalerà, ma questa è un’altra storia Ndr -, e dalla tendenza dello stesso nel perdersi all’interno delle proprie opere in fase di composizione, rischiando la salute mentale, così disse. Insomma, il signor Maclean è anche uno che si auto motiva emozionalmente quando descrive la propria musica, che definisce come:
A terrible black hole of despair and self criticism
Il processo di concepimento per John è qualcosa di molto simile ad un parto. Lavora principalmente in analogico e possiede uno studio dedicato nel quale porta a termine le proprie session, lunghe, interminabili, che ‘quasi lo uccidono ogni volta’. Il disco in questione nasce in un inverno terribile, nevoso: tutti elementi capaci di influenzare non solo la meteoropatia del nostro ma di conseguenza anche il suo lavoro. Come al solito, si attraversano territori ‘Dance’ capaci di includere liberamente fronzoli House e cesellate Techno; in primo piano, c’è sempre il suo fidato CS-80, sintetizzatore capace di atmosfere magiche ed emotive, pesanti direi. Ma la scena questa volta, viene catalizzata dalla Whang, messa in risalto nella meravigliosa copertina e da una serie di canzoni d’amore ad hoc per le proprie potenzialità. Lo si evince fin da subito, fin da quegli 8 minuti di ‘A Place Called Space’: bellissimo connubio fra Prog, Moroder e fantasie spaziali.
John vuole mischiare ogni elemento del proprio contesto, sia Disco-Punk, o Electro, non sentendosi mai del tutto al passo con il momento musicale. Ne risulta un messaggio importante, ovvero che: c’è sempre qualcosa d’importante da dire in musica indipendentemente dalla data di rilascio. E non ditegli mai che fa Nu-Disco, perché dopo avervi tirato un c-dj in testa, partirà con la storiella che lo ritrae come un Dj lontano dalle discoteche, un loser, un sensibile creatore di emozioni che non vuole essere incasellato, pena la morte.
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