Pete Doherty e la figura del ‘tenero’ drogato

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Non è certo questa la sede per la riabilitazione pubblica della figura di Doherty; nel senso che ormai anche le vecchiette al supermercato sanno della sua vita travagliata, le droghe le modelle e tutto il resto. Però, rimanendo sempre adiacenti alla ovvia dinamica che sta prendendo la faccenda: cioè quella legata al vittimismo tossico, che in realtà amiamo, da parte di chi ‘non poteva fare altrimenti’, risulta molto tenera questa riabilitazione del relitto malandato, per soldi ovviamente, sia chiaro.

Dico questo perché sembrerebbe che nella dinamica di reintegro del frontman all’interno di quella che ormai è diventata la band simbolo di una generazione Londinese – Provate ad andare a Londra e lo capirete Ndr -, si sia adottata una metodologia utile a risollevare anche l’essere umano – come ovvio che sia, mi viene da dire Ndr -. Cosa che Pete avrebbe incredibilmente apprezzato:

I don’t feel like a fucking monster. Because I’m not used to a lot of acceptance in general, I thought people would only be able to tolerate me, and it is not like that

Sembrerebbe che il primo punto in agenda, di questo che sta cominciando a sembrare un referto medico, sia stato incentrato verso l’eliminazione delle ‘Crisi Allucinogene’ che Pete manifestava spessissimo sul palco:

I’ve always had a lot of problems before going on stage. Not nerves, I don’t know what it is exactly, a kind of hallucinatory terror. It had nothing to do with drugs, the crowd, or journalists, nothing to do with heroin, Kate Moss, Lily Allen or anyone else, but everything was good, and at the next Babyshambles concert it was the same

Doherty ha inoltre aggiunto che durante il suo ultimo show a Benicassim, tutto si sarebbe magicamente alleviato grazie alla rinnovata fiducia della band, cosa che lo ha reso molto più a suo agio, permettendosi anche qualche affermazione sul futuro dei Libertines:

We were supposed to be a huge group, that was our goal, part of our plan, to break through, to reach as many hearts and souls as possible

Domani magari, lo troveranno con una siringa infilata nel lobo destro dell’orecchio, mentre tenta di sniffarsi del dixan; ma tutta questa manovra di riabilitazione forse paracula, fa riflettere sul fatto che a volte, forse, si può anche morire (iconograficamente parlando) con i propri sogni, oppure avere il coraggio di ammettere la propria natura di bastardo disagiato tenerone in cerca d’affetto. Cosa che sta già facendo indirettamente, per la prima volta. Per questo, fino alla prossima smentita, stiamo con Pete.