Acquista: | Data di Uscita: | Etichetta: | Sito: | Voto: (da 1 a 5) |
23 Settembre 2014 | Minor Records | thedrums.com |
Ebbene, proviamo a stilare una piccola enciclopedia che elenchi, in ordine alfabetico dalla A alla Z, le mie riflessioni sul nuovo album dei The Drums, che, guarda caso, s’intitola proprio “Encyclopedia”.
A come Artwork
Sfondo nero. Una sequenza di dodici immagini. Due file orizzontali da sei. O sei file verticali da due. A voi la scelta.
Dal microscopio al mappamondo. Dal latte al pesce rosso. Dal rullante alla chiave inglese. Dall’Ananas all’Adidas. Il gioco delle associazioni, e delle interpretazioni, potrebbe non finire mai. E poi ancora, un divano di pelle. Una metà occupata da due ragazzi. L’altra metà vuota. Magari qualcuno è andato via. Le scarpe poggiano le suole su un telo di plastica. Un rebus da risolvere? Oppure l’enciclopedia aggiornata, in veste grafica, della vita di due musicisti? Forse entrambe le cose. Ma bisognerebbe chiedere ai diretti interessati.
B come Beat
In inglese può essere sinonimo di “ritmo”, ma può anche riferirsi al verbo “abbattere”. Sul sito internet della band, nella pagina in cui si racconta la genesi del nuovo album, quest’ambiguità viene messa in risalto. Più che un disco, la reazione ad un momento di difficoltà. Due membri della band hanno detto addio. E i restanti si sono rimboccati le maniche.
C come Contemporaneità
Il simultaneo verificarsi di due o più avvenimenti, oppure, in questo caso come in gran parte della musica prodotta dal 2000 fino ad oggi, un multiforme anacronismo teso a convogliare ampi segmenti di passato nel presente. Synth-pop, New-Wave, Post-punk, Romantic-pop. E via discorrendo. Di etichetta in etichetta. Revival sfrenato o dotta enciclopedia? Una cosa è certa: il futuro (musicale) che ci attende non sarà nel segno della novità, o perlomeno della novità così come la intendevamo un tempo, bensì nell’orizzonte del riciclo. E a spuntarla sarà il più abile nel saper riutilizzare gli elementi lasciati in campo dalla tradizione.
D come Depressione
Disturbo psichico che si declina in diversi stadi, e che può, in base a questi, dipendere da diversi fattori. Lungi dal volerci addentrare in ambiti clinici, ci limiteremo a sottolineare come infondo sia, liricamente, un nerissimo umore ad animare “Encyclopedia”. Infatti, spesso e malvolentieri, sulla patina spensierata del sound piovono parole di pietra. Come ad esempio “It’s so hard to begin, when you know it will end” da “I can’t pretend”. Per chi scrive il brano migliore dell’albo.
E come Elkland
Dieci anni fa, Jonathan Pierce, voce dei The Drums, era il frontman di un gruppo che potremmo classificare come “Ci piacevano i The Cure e pure i New Order”. Il singolo “Apart” ebbe un discreto successo. Poi la storia finì.
F come Frank Black
Nome di battaglia del leader, e voce principale, dei Pixies. Si ha quasi l’impressione che sia lui a cantare nella spassosa “Magic Mountain”, l’opening track, che fra tutti è in assoluto il pezzo più grintoso. E più punk. Se il buongiorno si vede dal mattino, non fatevi illusioni.
G come Giovinezza
Ancora una volta, i testi di una band, i cui componenti hanno tagliato il traguardo dei trenta, non possono prescindere dai tormenti dell’età, e dalle nuove consapevolezze che essa comporta. Frustrazione. Delusione. Ricordi. Paura del futuro. Ascoltare, o leggere, per credere.
H come Hook
In inglese, fra i vari significati, può assumere quello di “gancio”, od “uncino”. Ma è anche un termine che può essere usato nel gergo giornalistico/musicale anglosassone per fare riferimento ad una melodia, o al ritornello di una canzone che si imprime facilmente nella memoria. E di ganci “Encyclopedia” non è del tutto sprovvisto. Almeno le prime due tracce, “Magic Mountain” e “I can’t pretend”, sono, a loro modo, delle hit.
I come Indie
E’ innegabile che quello dei “The Drums” sia un gruppo facilmente ascrivibile alla cosiddetta “Compagnia degli Indie”. Ma nel mare magnum dei cloni, per spiccare davvero, servirebbe qualcosa di più che un paio di melodie azzeccate e una bella copertina. Quel qualcosa, purtroppo, s’intravede appena.
J come Johnny & Jacob
Uno canta, l’altro suona chitarra e percussioni. Sono loro i superstiti. Amici fin dall’infanzia, cercano di farsi strada nella musica, incontrando non pochi ostacoli, fra defezioni e successi altalenanti. Al di là di tutto, come adesso dice il Morgan di X-Factor, “una bella storia”.
K come Kraftwerk
Appena sfiori un synth, vengono sempre tirati in ballo. J & J li adorano. E lo nascondono anche molto bene.
L come Luce
Quella che è andata via mentre stavo scrivendo la recensione. Non potete capire le Madonne che ho lanciato.
M come Magnetic Fields
A tratti si avvertono, nell’arco del disco, specialmente all’inizio di “Deep in my heart” echi dello stile di Stephen Merritt, e dei suoi Magnetic Fields da “Distortion” in poi. Il signor 69 ha però tutt’altra stoffa cantautoriale. E vocale. Sono comunque lampi isolati.
N come New York
Come tanti altri gruppi malati d’Inghilterra, vedi alla voce “Interpol”, o “Pains of being pure at heart”, anche i The Drums vengono da New York. Ci tengono però ribadire, tramite le note biografiche, che loro non sono degli artistoidi figli di papà, e che sono cresciuti con le pezze al culo.
O come Ossimoro
Il testo ci narra di uno stato d’animo, e la musica ce ne suggerisce un altro. “When i wake to when i fall asleep, i’m stuck between nothing and nothing” Sono versi tratti da “U.S National Park”, una synth-ballad da prom, con tanto di coretti. Ma non sfigurerebbero su “Nevermind” dei Nirvana. Peccato che il pezzo sia altamente soporifero.
P come Portamento
La tecnica che adopera un cantante per glissare da una nota all’altra. Ma è anche una manopola presente in molti sintetizzatori, analogici e non. Ed è il titolo del precedente album dei “The Drums”.
Q come Q.I
Quello di Sheldon Cooper è inversamente proporzionale al suo grado d’empatia. Che vi devo dire, l’artwork di “Encyclopedia”, con Johnny seduto a sinistra, sotto un mappamondo e un microscopio, mi ha fatto venire in mente il protagonista di “The Big Bang Theory”. In realtà solo perché Sheldon, sul divano, siede sempre a sinistra.
R come Riverbero
Per loro stessa ammissione, il riverbero avrebbe cambiato la vita ai The Drums. Senza non avrebbero mai deciso di suonare o scrivere canzoni. La fonte non è acclarata.
S come Smiths
Il nome, senza articolo, del mitico gruppo di Morrissey & Marr. Nonché uno dei cognomi più diffusi nel Regno Unito. Ne sa qualcosa Robert Smith. Sia il lato più giocoso degli arrangiamenti, come quei synth alla “Close to me”, presenti un po’ ovunque, sia gli anni ’80 più oscuri dei The Cure, rappresentano per il gruppo una sorta di bussola. Inoltre, tornando agli Smiths, ci fa piacere riscontrare che il titolo “I Hope time doesn’t change him” e i versi “They might hate you, but I love you, and they can go kill themselves” tratti da “Let me”, insieme alla melodia vocale di “Kiss me Again”, sono squisitamente debitori di Moz.
Forse la “chiave inglese” della copertina sta proprio qui. Ad ogni modo, fra l’avere nobili influenze, e il realizzare un buon album, non vi è alcuna equazione.
T come Tiriamo le conclusioni
Insomma, come cavolo è questo disco?
U come Un po’ deludente
Alcuni ritornelli sono efficaci, e l’inizio è spettacolare, ma la scrittura dei brani, man mano che si procede, è come se sbiadisse, perdendosi in una melassa ridondante, che a stento cattura l’attenzione. Se escludiamo la traccia d’apertura, le parti più concitate (Face of God) risultano posticce, penalizzate anche da melodie, ad essere franchi, piuttosto incolori. E il resto naviga nel già sentito, senza mai cavalcare l’onda. Nel complesso non possiamo definirlo un ascolto spiacevole. Scivola via senza dare troppo fastidio, perfetto come sottofondo, malgrado la cupezza delle liriche. Un po’ come certe enciclopedie, che una volta riposte sullo scaffale, diventano parte dell’arredamento. Quasi una protesi della parete.
E le lettere restanti? Quelle dalla V alla Z? Ve le cedo volentieri. Anzi, visto che è una moda che non morirà mai, usatele per il nome della vostra band, e metteteci davanti un bell’articolo. Pensateci un attimo. Sarete i “The Vwxyz”. Poi fatemi sapere.
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