The Soft Moon – Deeper

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Luis Vasquez ancor prima di essere un bravissimo artista, è un essere umano dotato di spiccata sensibilità. Basta osservarlo in sede live, e nell’interazione con i propri fan a concerto concluso: Luis è un’anima timida, gentile, pacata, che fatica nel celare quell’oscurità che emerge nelle sue pubblicazioni. In virtù di tutto questo, durante la genesi dell’ultimo “Deeper” decise di fare i conti con se stesso. Scelse come avamposto l’entroterra Veneziano: prati lussureggianti e l’isola posta a dieci minuti di macchina. L’obbiettivo, fin da subito fu chiaro: comprendere al meglio il motivo della propria esistenza.

“Why are we alive” da – Feel

Qualcosa insito nel pensiero umano e che il buon Luis decise di affrontare con l’unico strumento che gli permettesse di andare veramente in profondità: il suono.

Ne ho voluto sapere di più su me stesso, da questo deriva titolo

Ogni brano qui proposto, è strettamente legato ad un sentimento, ad un’esperienza. Un modo per cercare di essere più onesto possibile nei confronti della propria musica. L’album co-prodotto dall’amico Maurizio Baggio – tecnico del suono durante diversi tour del nostro – si presenta come un’evoluzione del percorso a firma Soft Moon, che riabbraccia il fortunatissimo esordio, implementandolo con un’avvenuta maturità umana e artistica.

Dentro, troviamo tutto l’oblio musicato da un trentennio di dark-wave, impreziosito dalla visione cruda di Luis Vasquez. Le influenze spaziano dai vocalizzi à la Dave GahanDepeche Mode – di Wasting, alla ruvidezza di certi inserti al limite con la Techno music più crepuscolare – Wrong, Desertion.  Mentre lo  spirito di Robert Smith si muove leggiadro nella penombra di episodi quali “Feel” e “Try”. Summa di un percorso giunto al terzo lavoro, “Deeper”, mette a nudo come non mai l’artista Americano. Uno dei probabili dischi dell’anno.