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20 aprile 2015 | Ribess records | blog | ![]() |
Giuseppe Righini, classe 1973, cantautore funambolo, nato lo stesso giorno di Serge Gainsbourg, ci regala un bel disco. Non fatevi ingannare dal titolo: “Houdini” (Ribéss Records/Audioglobe), terzo album della sua poliedrica carriera dopo “Spettri sospetti” e “In apnea”, rappresenta la summa teologica di un percorso artistico di tutto rispetto. Un lavoro pieno di sfumature, teso tra due mondi reali rappresentati dalle città di Rimini e Berlino; tra le quali Righini ama viaggiare e che segnano, con il loro diverso immaginario, la sua scrittura.
La produzione affidata a Fulvio Mennella regala al disco una dimensione europea, cosmopolita: più synth, campioni e sequenze, accanto a chitarra, violoncello, basso e batteria (grazie alla collaborazione con Miscellanea Beat e Daniele Marzi). Mentre il suggestivo artwork è tutto dell’artista e fidata collaboratrice Alexa Invrea.
“Houdini” è un disco che si muove su una corda tesa tra sonorità elettroniche, New Wave e Rock, proprio come accade nel singolo “Magdalène” da cui è stato tratto il video che ha anticipato l’uscita del disco. Nelle dieci tracce dell’album c’è tutto l’universo poetico, cinematografico e fotografico di un cantautore che riesce ad affrontare temi capitali come: “l’amore che separa” – nella didascalica “Monge Motel” con plateale omaggio alla frase culto dei Joy Division – la verità – nell’atmosfera dilatata e religiosa di “Lungo la strada” – , e l’illusione (nella traccia che dà il titolo al disco) in maniera onesta, senza cadere nel semplicismo e con estrema sapienza. Ne è un esempio l’ironica “Nonsense Dance”, un motivetto pop noir apparentemente svagato che ben descrive il confine sottile tra apparenza ed essenza, tra ciò che sembra e ciò che sfugge.
Sempre su questa soglia tra arte e vita, Giuseppe Righini dimostra un’abilità innata nell’interpretare e trasmettere visioni e sensazioni – “Non Siete Soli“. Un disco leggero ma denso, pieno di riferimenti a luoghi concreti e a spazi dell’anima, in un intreccio affascinante di rimandi, nell’equilibrio raggiunto tra parole e musica dove la sensibilità estetica di questo songwriter camaleontico si rivela nella sua forma più pura.