METZ – II

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Sudore, lividi, headbanging. L’essenza e il fervore adrenalinico della resa live nell’immediatezza violenta e rabbiosa di un sound destabilizzante che riprende i percorsi dissonanti made in 90s, consolidati dall’omonimo album d’esordio del 2012 che sulle tracce di Nirvana, The Jesus Lizard, Drive Like Jehu e Mudhoney, elaborava una serie di brani possenti, estasiando il pubblico e la critica con la stessa devastante formula degli anni in cui il noise era in auge. Alex Edkins, Chris Slorach e Hayden Menzies, allontanando le pressioni generate dal loro improvviso successo, nel rinnovato sodalizio con la prestigiosa Sub Pop Records, optano per lo stesso mix strutturale da knock-out uditivo.

II, scritto e registrato nel corso del 2014 dal power-trio canadese, mantiene il loro caos bellicoso praticamente intatto. Nessun compromesso e nessuna intenzione di ripulire un suono già ampiamente collaudato e avvincente se non quella di adornarlo con l’utilizzo di nuovi elementi come synth, campionatori e loop tape, in modo da renderlo ancora più urgente ed efficace nella sua dimensione intimidatoria. Dieci assalti a viso aperto di una tracklist che, in trenta minuti netti, soffoca la leggera melodia di fondo con l’agghiacciante stridore gutturale del frontman, magistralmente supportato dalle distorsioni ritmiche dei fedeli compari.

Il minaccioso e granitico giro di basso delinea il perimetro da abbattere, l’azione dei riff di chitarra innesca gli isterismi vocali al tritolo di “Acetate” ed il fenomenale drumming in “The Swimmer” e “Spit You Out“, completano la sistematica deflagrazione all’unisono della band. Neanche il tempo di riprendere fiato con l’impronunciabile break sperimentale “Zzyzx” che il travolgente inno punk di “I.O.U” riprende una marcia inarrestabile verso una deriva fatta di sensazioni sconfortevoli, sputandoti addosso la rabbia, il disagio e la frustrazione di “Landfill“:

“I don’t know what I believe in, all this shit keeps piling up, always peeling my feet off the ground, Landfill, we keep crawling around

Mentre la terrificante addizione hardcore-noise di “Nervous System“, “Wait In Line“, “Eyes Peeled” prosegue nel martellare il sistema nervoso con lo stesso energico vigore sino ai conclusivi riff acufenici di “Kicking A Can Of Worms“.

Quasi come assistere alle spettacolari demolizioni di edifici multipiano attraverso l’impiego di cariche esplosive sincronizzate, la viscerale e contundente propensione dei METZ per i ritmi maniacali ed i feedback strazianti, genera lo stesso cinematismo di collasso in grado di ridurre strutture poderose in cumuli di macerie e polvere.