Attitudine e visual
Difficilmente vi capiterà di accedere ad un palco passando per un campo di calcetto, ma è quello che accade se vai al Circolo Andrea Doria. Del resto, avevo già assistito, sempre in questa location, ai mitici Diaframma, rimanendone piacevolmente impressionato. In quell’occasione, mi colpirono sia l’organizzazione che la resa sonora: componenti non così scontate, tenuto conto del livello medio (basso) delle altre location romane.
Riguardo l’operazione messa in atto dall’artista inglese, manifestai fin da subito scetticismo. Insomma, creare una band al fine di riprodurre il sound dei Joy Division e dei New Order mi lasciava molto perplesso, ma fiducioso nella capacità di Peter – uno che ha contribuito non poco nella creazione di un sound glaciale, unico: grazie anche alle sue mitiche linee di basso. Una fiducia rilanciata anche dalla recente lettura del suo bel libro “Inside Joy Division” – che vi consiglio caldamente.
Audio
Alla prova dei fatti, il sound creato da Hook e la sua band – in questa sede – non si avvicina neanche lontanamente a quel freddo ritmo magnetico che caratterizzò la band Mancuniana. Non giova allo spettacolo l’abbondante effettistica pensata per regalare ai brani un manto che ne valorizzasse le peculiarita strettamente “Rock” – tagliando fuori gran parte di quelle atmosfere tetre tipiche della band. Batteria e bassi (due) non all’altezza, all’interno di una sezione ritmica che non si è espressa oltre le linee chitarristiche – cosa invece che accadeva sovente nel sound dei Division. Il cantato di Hook lo si poteva immaginare: certo, pensare di ricreare la timbrica del compianto Curtis è pura utopia, ma almeno sarebbe stato opportuno non stonare.
La curiosità più grande rimane legata alla presenza del doppio bassista. Sembrerebbe pensata in favore di Hook: in modo da lasciarlo libero di concentrarsi sul canto, e sulle pose da rocker consumato – tipica, ad esempio, quella che vede, in aggiunta, una rotazione del braccio sopra la testa con il basso dietro la schiena.
Setlist
Nulla da dire, preso il miglior repertorio dei Division nella prima e ultima parte e, nella parte centrale, e qualche canzone del repertorio New Order.
• No Love Lost (Joy Division song)
• Isolation (Joy Division song)
• Digital (Joy Division song)
• Disorder (Joy Division song)
• Twenty Four Hours (Joy Division song)
• Interzone (Joy Division song)
• Dead Souls (Joy Division song)
• Heart and Soul (Joy Division song)
• New Dawn Fades (Joy Division song)
• She’s Lost Control (Joy Division song)
• Shadowplay (Joy Division song)
• Age of Consent (New Order song)
• Love Vigilantes (New Order song)
• Bizarre Love Triangle (New Order song)
• True Faith (New Order song)
• Temptation (New Order song)
• Blue Monday (New Order song)
• Ceremony (Joy Division song)
• Transmission (Joy Division song)
• Love Will Tear Us Apart (Joy Division song)
Pubblico
Sono sempre stato affascinato dalla copertina di “Unknoww Pleasures”, realizzata dall’Art Director inglese Peter Saville e raffiguarante le frequenze di un segnale proveniente da una pulsar (stella di neutroni). Vederne così tante mi ha fatto un immenso piacere: un grande cielo di pulsar. Oltre questo, pubblico di tutte le età ma in prevalenza – cosa che non mi aspettavo molto – ragazzi e ragazze.
Locura
Solo divertimento – misto a disgusto – può suscitare l’esecuzione di una canzone del calibro di “Love Will Tear Us Apart” (una delle più belle di tutto il post punk inglese) coadiuvata da cori da stadio nella parte finale. Una cosa Italiota tipo: “Po – Po po po po po – po” e con il successivo spogliarello e lancio della maglietta di Hook, a mettere in evidenza il fisico oramai bolso e provato del bassista mancuniano.
Momento migliore
Pochi momenti topici, forse l’unico è stato l’attacco del primo pezzo: “No love lost” – tra l’altro una delle prime canzoni scritte dalla band.
Conclusioni
Fermati Peter. Il suono dei Joy Division poco si presta a svolte circensi. Se proprio devi continuare a suonare fallo con una band e con pezzi tuoi, non rovinare tutto per quattro soldi.