Giovanni Lindo Ferretti: un cerchio che si chiude

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Se da artista “Punk-Salmodiante” – come si auto definisce Ferretti – parli al popolo in termini ideologici, appassionando, sarà poi difficile far comprendere in seguito a quella stessa vasta platea la tua “non-riducibilità” – senza che nessuno vada in crisi. Una sorta di sindrome del distacco da supereroe, quello con la maschera che lo rappresenta, il paladino riconoscibile insomma. Uno stereotipo rassicurante che già tante vittime ha mietuto fra i nostalgici dei CCCP, e che ora vive la sua definitiva stagione dello sdegno.

Forse nessuno, dopo il carico di testosterone e cazzotti che ci ha regalato nei suoi film, avrebbe concepito una candidatura di Bud Spencer (Carlo Pedersoli) in Sinistra Ecologia e Libertà: infatti si è candidato con Forza Italia. E’ ovvio che per Lindo l’eliminazione di tutto quello sbandierare di falci e martelli non abbia aiutato un processo di mitizzazione, che peraltro in seguito, ed in parte anche agli albori, ha lui stesso demonizzato:

“Non fare di me un idolo , mi brucerò”

– CSI, “A Tratti” da “Ko De Mondo, 1993

Rimane la testimonianza di un percorso estremamente sincero che non lesina nello sporcarsi di mani in favore di una curiosità vitale, di un cerchio che da qualche anno ha chiuso definitivamente il proprio raggio. Un’esperienza necessariamente personale. Da icona di sinistra, Ferretti è cresciuto ragionando e sperando di essere sorpreso dalla vita, promulgando e riconoscendosi attraverso un concetto di “tradizione” in continua traduzione.

Fu così che Giovanni ad un certo punto cominciò ad odiare quel personaggio. Si sentì stretto in una morsa da lui stesso colpevolmente – in termini di crescita artistica – edificata, tentando la fuga senza successo. Si sentiva pre-politico e post-politico al tempo stesso. Nel frattempo, quella bandiera rossa tanto caldeggiata, cominciò a non fornire più risposte concrete nei confronti di un mondo sempre più votato alla costruzione di individui performanti alle dinamiche di Produzione e Consumo. Pensò:

“Se l’uomo non è altro che questo, tutta la storia dell’umanità andrà a cadere”

Giunsero in soccorso gli anni magnifici, e duri, passati al capezzale della madre malata, culminati con la scomparsa della stessa ed un seguente ritorno al sociale: ma da angolazione diametralmente opposta. Un ritorno al cattolicesimo – raccontato nel bel libro “Reduce” – ed alla morale legata ad un pensiero che mette in primo piano la famiglia e la tradizione. Tornò a votare, e questa volta lo fece per il centrodestra. Lo chiamarono per far presenza sia in manifestazioni organizzate dal Fatto Quotidiano che da Atreju, lui accetto entrambe le proposte senza batter ciglio, era il 2013. In quelle occasioni le sue furono parole decise, capaci di ripercorrere un’esistenza che da Cerreto Alpi – piccolo paesino dell’appennino Reggiano – si spostò verso le dinamiche complesse di una Reggio Emilia in evoluzione. Lì per la prima volta assaporò la “Mutazione” antropologica dell’uomo in atto, qualcosa che farà forte leva sulle scelte future.

Dopo due anni ecco il ritorno Di Giovanni Lindo Ferretti alla festa di centrodestra “Atreju 2015” questa volta da protagonista. Viene premiato col primo premio “Atreju” dell’anno, diventando di fatto, e forse involontariamente, un’icona dei giovani manifestanti.

“Mi sento in debito con tanta gente che c’è qui e che è stata costretta a vedere i miei concerti alla festa dell’Unità”

Al suo fianco Giorgia Meloni che lo stesso leader degli ex-CCCP definisce come:

“La Meloni è uno dei pochi politici che apprezzo, la vedrei leader”

L’origine di un cambiamento così drastico all’urna, è figlio di un percorso umano tanto clamoroso quanto rispettabile, specie se esposto nei modi pacati che caratterizzano il nostro. Forse, Ferretti ha patito la “speciazione culturale” odierna preferendo un ritorno alle origini che possa giustificare quello che dal suo punto di vista è oggi visto come un lungo errore di gioventù. Forse ha semplicemente sottovalutato e rifiutato per troppo tempo le proprie radici tanto da sentirsi in colpa. Quello che risulta interessante, oggi, oltre alla musica che ci ha regalato negli anni e che continua a regalarci, seppur nelle vesti di “cantore”, rimane il percorso di un uomo combattuto, che nel bene e nel male sta vivendo un’esperienza in continuo divenire senza mai dover sentirsi in difetto nei confronti della propria curiosità.