Libertines – Anthems For Doomed Youth

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I Libertines “urlano” il loro ritorno dopo 11 anni e lo fanno nella maniera migliore. Già dal titolo – “Anthems for doomed youth” (inni per una gioventù condannata) – i nostri fanno intuire che la loro è musica per persone disperate, regalandoci un disco pregno d’intensità, lirismo e appunto disperazione. 11 anni dal loro ultimo disco sono molti, ma forse era il tempo necessario per scrostare tutte le tensioni accumulate dal duo Doherty/Barat. Non a caso, l’album è stato partorito nei Karma Studios in Thailandia, dove è situata una delle cliniche più famose per la disintossicazione da alcool e droghe.

La semplicità con cui i nostri riescono a creare melodie fresche e godibili è incredibile. Il loro rimane un sound saldamente ancorato ad un british punk pop dai forti riferimenti a Jam, Clash (non a caso il mitico Mick Jones ha prodotto i loro primi due dischi) e Kinks. Un lavoro che lascia emergere fin dalla tripletta iniziale le proprie radici anglosassoni. Parliamo di pezzi come “Barbarians”, che Pete suonava ai tempi dei Babyshambles, qui arrangiato in versione grintosa e aggiornato dai cori di Barat – forti i riferimenti ai Jam: vi ricordate Happy Together?. “Gunga Din” apre con un “up tempo” che ricorda i Clash del periodo “Sandinista”, mentre “Fame and Fortun” è di chiara ispirazione “Kinksiana”.

Il disco si lascia apprezzare in tutta la sua interezza, anche nei brani più lenti come: “You are my Waterloo” – anche questa già suonata da Pete con i Babyshambles -, e “Iceman”, un pezzo acustico a due voci che ricorda da vicino le produzioni da solista a firma Barret. “Fury of Chonburi”, “Heart of the Matter” e “Glasgow Coma Scale Blues” lasciano deliberatamente riemergere il loro classico marchio di fabbrica, quello che fece gridare al miracolo le riviste specializzate inglesi – sangue ed alcol. Canzoni sgangherate e ritornelli sghembi declamati da un ubriaco alla terza bottiglia di whisky economico, questi sono i Libertines: un branco di ubriaconi senza scampo, che urlano al mondo la propria disillusione. Urlano inni senza tempo, destinati solo a gente come loro, senza futuro.