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6 marzo 2015 | gothic music records | sorryheels.com |
La storia dei Sorry, Heels arriva da lontano; precisamente da quando Fabiano Gagliano e David M. – rispettivamente chitarrista e bassista – conclusero la loro esperienza con i Chants Of Maldoror – fantastica Goth band dagli accenni elettronici attiva da fine nineties a metà decennio zero. Non fu una separazione indolore e ci volle tempo per smaltire il trauma. In realtà, come descritto a posteriori da loro stessi, il germe del cambiamento – dal Goth alla Dark-Wave – si stava già insinuando nel loro background a partire dall’ultimo lavoro Every Mask Tells The Truth. Poi arrivò Simona.
Con lei, i due, si ritrovavano spesso in sala prove per suonare pezzi dei Joy Division, degli Stooges e dei Velvet Underground. Un divertimento senza pretese ma di sicuro impatto. Fino alla decisione di ripartire verso nuove avventure soniche nel nome di una passione mai sopita. Così ecco lentamente prendere forma un nuovo progetto, che guardasse più a Siouxsie che ai Sopor Aeternus, ma con la forza che solo certo punk – e certo noise – possono manifestare. Un nuovo punto di vista mediante il quale superare i propri limiti. Tempo di sfornare due Ep davvero interessanti – Wasted (2013) e Distances (2014) – e finalmente oggi possiamo avere fra le mani il primo full length.
Da “The Accuracy Of Silence” emergono finalmente i lineamenti, l’ossatura, di quella che già al primo giro di boa si presenta come una proposta scintillante. Rispetto agli Ep aumenta la melodia, la psichedelia, mantenendo inalterato il tiro e la vocazione Dark-Wave. A conti fatti, basterebbe la rilettura in chiave moderna dei Siouxsie And The Banshees proposta in “Carving A Smile“, per mandare in estasi ogni fan di genere e accalappiarne di nuovi e più giovani: ma l’esordio della band ciociara non si ferma qui. Le chitarre di “Passing Through” rimandano ad una versione “eyeliner” dei Duke Spirit di Liela Moss, mentre “In Love With Silence” e “Bruises, Not Scars” lambiscono i contorni della gioventù sonica. Non stupisca il tributo posto in chiusura, N.I.B dei Black Sabbath: siamo al cospetto di una band di sicura provenienza ma di possibile infinita evoluzione.