Hate&Merda – La Capitale Del Male

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Il male è una cosa che va sopportata, non c’è possibilità, la religione cristiana ne ha fatto una menzogna, ne ha fatto un processo di una virilità che è quella di un’eventuale condizione di salvezza, perché più soffri e più salirai in paradiso. Ma non è vero un cazzo.

Stefano Santoni

In due, di nero vestiti e a volto coperto. In due a odiare per tutti. Perché infondo è vero: “Non c’è altro da spiegare oltre a quello che non può essere spiegato“. Persino nei buoni propositi si annida il male, indelebile e immortale traccia della nostra umanità. Non possiede un punto focale, né capitale che non sia già parte integrante dei nostri istinti.

Dopo l’ottimo esordio risalente a poco più di un anno fa — L’Anno Dell’Odio — tornano i terrificanti fiorentini Hate&Merda per quella che sembra essere l’esatta evoluzione del precedente lavoro, sia in termini stilistici che concettuali. Nichilisti, s’immergono agevolmente all’interno di un canovaccio che ricorda per efferatezza gli spietati anthems dei Cripple Bastards di Misantropo A Senso Unico — pietra miliare del Grindcore nostrano e non solo — qui in chiave sludge. Batteria e Chitarra/Voce, terrorismo sonoro e annullamento dell’identità sul palco: le pagliacciate le lasciano ad altri.

Un suono granitico, oscuro, impastato con le frattaglie dei cadaveri che giornalmente frequentate per dovere o imposizione. Qualcosa che abbraccia lo Sludge, iniettandolo con le passioni Ambient più oscure, mantenendo sempre alto il ricordo delle dinamiche Hardcore e del lento e sabbioso sgretolamento Stoner.

Vi basti la perfezione diabolica di una traccia come “L’inesorabile Declino” per farvene un’idea: incipit didascalico — preso direttamente da “Cattivo Tenente“, la splendida pellicola di Abel Ferrara — seguito dalla lettura del Salmo 23, Davide. Sotto una pioggia di metallo fuso. Un piccolo gioiello nostrano.