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18/01/2015 | Matador | Savages.com |
Angel, don’t take your life
Some people have got no pride
They do not understand
The urgency of life
(Angel, Angel, Down We Go Together; Morrissey)
Chitarre accelerate e sembra di essere in un disco degli A Place to Bury Strangers. Poi arriva la voce, poi arrivano le parole, la reiterazione pressante di rabbia amorosa: siamo in The Answer, primo spessore musicale contro cui infrangersi, una buia barriera di pneumatici ci attende. Love is the answer, qui si canta. La domanda ancora non arriva. È l’urgenza della vita (I understand the urgency of life; dal brano Adore) a spingere, a pressare verso l’unica risposta al problema universale, alle domande di Gauguin, che diventano le domande di Auden, che rimangono le domande dell’uomo. Cos’è l’amore? È pungente a toccarlo, come un pruno, o lieve come morbido piumino? È tagliente o ha gli orli lisci e soffici? Si conceda spazio all’ennesima citazione – è sempre facile cavarsela se sono gli altri a parlare – dal comunicato stampa relativo a The Answer:
It’s about metamorphosis and evolution. It’s about sticking to your guns and toughing it out. It’s about now, not tomorrow. It’s about recognizing your potential. It’s about self-doubt and inaction. It’s about you. It’s about me. It’s about you and me and the others. It’s about the choices we make. It’s about finding the poetry and avoiding the cliché. […] But most of all it’s about love, every kind of love. Love is the answer.
Vi siete fatti male? È solo l’inizio di un percorso a dieci tracce che vi farà percorrere, in ogni sua plica (se è di carne umana che stiamo parlando), tutto il pavese del ventaglio con il quale il pensiero si alleggerisce. Tutte le sfumature del benessere, che spesso si soffermano al carminio.
Le Savages, dopo l’esperienza con i Bo Ningen, ci avevano fatto presagire un violento cambio di rotta, eppure le nostre londinesi rimangono piuttosto immobili. L’approccio è differente, ma si parla sempre di revival post-punk. Gli echi mutano: si possono sentire più Swans, nel garage PJ Harvey grida su Patti Smith e i The Wire di certo non rimangono a guardare, ma imbracciano riff prepotenti.
Lentamente arriviamo ai bassi di Adore. Quadretto sporco di post-punk ben tratteggiato. Le luci vanno giù e sembra di essere in un video degli Interpol… All The Rage Back Home, precisamente. Nelle parole lo stupore:
Maybe I will die maybe tomorrow so I need to say
Is it human to adore life?
(Adore; Savages)
La risposta non è così ovvia, ma soprattutto, anche se lo fosse sarebbe dolorosa. Se la risposta è l’amore, T.I.W.Y.G. ci urla addosso this is what you get when you mess with love. All’acme della prepotenza, le chitarre si infrangono, atmosfere ambient troneggiano, e Mechanics, ultima traccia, si avvolge nelle sue curve spigolose dalle aperture musicali inaspettate: il post-punk stringe la mano ai Talk Talk. Adore Life, così, si spegne in chiave noise. Inaspettatamente, finito l’ascolto, le cuffie costringono all’ascolto di Over and Done, dalla colonna sonora di Perdizione (Béla Tarr). Oggi abbiamo imparato qualcosa sull’amore. Prima di tutto che ci fa scrivere confusamente.
Loud guitar music is still alive and still connects people.