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11/03/2016 | invada | thekvb |
“Il passato è ormai parte del futuro”
Così ripeterebbero instancabilmente il cuore e l’anima di Ian Curtis al cospetto di “Of Desire”, una verità confermata empiricamente dagli stessi Nicholas Wood e Kat Day ovvero The KVB che hanno appena invaso il mercato con il loro ultimo LP.
La band, al secondo capitolo discografico su Invada Records – etichetta di Geoff Barrow, genio indiscusso di Portishead e Beak> – riprende il proprio discorso reinterpretativo: lo Shoegaze, il romanticismo in nero e le calibrazioni perfette di feedback e riverberi. Si sprecano inutilmente le citazioni ma bisogna ammettere l’emotività sincera dei KVB e la personale declinazione di uno stile vittima di fin troppi abusi.
“Of Desire” è un album dal suono nitido che cerca di scollarsi di dosso le originali sfocature del passato: finalmente gli strumenti vengono trattati con il rispetto che meritano e i KVB aggiornano il background facendo razzia dei synth nei laboratori di Geoff Barrow – e questo basterebbe per rendere degna curiosità all’opera in questione. Le coordinate ci portano nella più oscura delle ombre sonore in “Lower Depths” e “Primer”, ma il copione è fluido e tentacolare, un suono cinematico scintillante emerge più volte e tutto l’album gode di un motore propulsivo industriale che avvicina come in “Awake” le dinamiche di casa New Order ai più antichi esperimenti di Düsseldorf di casa Kraftwerk.
L’importanza del passato differisce dal perfezionismo del presente così come un tributo stilistico si discosta da un riconoscimento sincero e personale, questi sono i KVB.