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18/03/2016 | warp records | throttleclark.com | ![]() |
“The Last Panther” è il titolo dell’ultima serie TV noir-poliziesca diretta da Johan Renck – The Breaking Bad e The Walking Dead – sei episodi narranti le oscure vicende di una banda di audaci ladri Balcanici di gioielli. La serie è confezionata ad opera d’arte dalla Warp Films, la costola cinematografica della Warp Records, tra le cui file milita da lustri lo stesso Clark.
Proprio a lui è stata affidata la colonna sonora, che per la prima volta lo vede denudato dalle texture beat-oriented con le quali lo ricordiamo più di frequente. Clark si arma di toni oscuri, rallenta i ritmi e si reincarna in una stesura esemplare di poesia sonora e sacra, quasi esoterica.
Il main theme della serie è affidato all’ultima “Black Star” di Bowie, in seguito gli originari 60 frammenti sonori increspati tra hardware e classicismi composti da Clark, hanno dato vita alle 19 tracce guida dell’intera colonna sonora. A questo punto e in tutta probabilità non è casuale il reiterato riferimento alle atmosfere di “Low” dello stesso Bowie e ad altri ambienti familiari riconducibili a un qualsiasi Philip Glass o Brian Eno, ma “The Last Panther” gode comunque di un taglio personale, quello di un Clark emotivo, oscuro e figlio di una malinconia liquida mai svelata prima.
Synth di ghiaccio luccicante e tintinnii di un dolce pianoforte, tanto intensi da rievocare quel “Giardino delle vergini suicide” che fu. Clark è pronto a trasmette un senso di perdita e smarrimento, ad analizzare ogni micro-suono come granelli di polvere scansionati da raggi di luce. Qualche tamburo decorativo, nessun beat-loop di base e tante emozioni affusolate.
Il mondo delle macchine di Clark emula il senso visivo umano, è padrone di luci e ombre attraverso i suoni, evoca i luoghi e i presentimenti annessi, ne fa un tema dalla scrittura nitida, una catena di audio-scene e una colonna sonora. Stiamo assaporando un composto sintetico-cinematico che regge il confronto d’ascolto e diviene un vero e proprio album capace di reggersi in piedi anche senza un supporto visivo.