The Union Freego – In Null Komma Nichts

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The Union Freego sono una di quelle band che difficilmente farà parlare di sé al grande pubblico della scena musicale italiana. Questo un po’ per la strana legge che le cose di valore da noi sembrano dover restare sempre relegate alla scena underground pena la banalizzazione; un po’ perché forse quando hai 20 anni e più di musica alle spalle, tra collaborazioni, produzioni, partecipazioni, come accade ai componenti di questa band che sono tutti musicisti di esperienza, quello che vuoi più di tutto è semplicemente suonare la tua musica.

Ed esattamente questo fanno i cinque bresciani componenti della band: Ronnie Amighetti (chitarra e voce), Marco Franzoni (chiatarre e tastiere), Francesco Venturini (tromba e tastiere), Matteo Crema (basso) e Beppe Facchetti (batteria).

Il loro secondo album in studio “In Null Komma Nichts” arriva a 7 anni dopo il loro primo disco “Hard Folk Lightning Sucker” (prima era uscito un EP dal titolo “Greetings From The NE“). Sette anni di attesa sicuramente determinati dagli altri impegni musicali che coinvolgono singolarmente tutti i membri della band. Ma forse un’attesa che significa anche un percorso per arrivare a canzoni che incarnino una ricerca di quei suoni, atmosfere e linee melodiche che caratterizza il gruppo dagli inizi.

In “Null Komma Nichts“, la cui traduzione dal tedesco è «in un attimo» o «meno di niente», è un disco che suona come un classico del rock americano, con molte influenze provenienti dalla musica di frontiera: Tex Mex, radici Folk e Blues. Muovendosi sempre un po’ al confine con la Psichedelia. Il tutto per un suono scuro, potente anche nel suo essere a tratti dolcemente melodico – come accade nella splendida “Walz“, ballad dove alla voce di Ronnie si contrappone quella la suadente di Ottavia Brown.

Si apre con “Vision”, brano malinconico ma deciso, che imprime fin da subito il mood di questo viaggio. A fargli da contraltare arriva “Everywhere”, dotata di un Rock dalla solida base ritmica e del sax di Filippo Pardini.

Altro momento di dolcezza si trova in “Bittersweet“, in cui la voce di Ronnie crea atmosfere sognanti. “Judo#3” è la terza versione di un brano presente anche nei due album precedenti – ogni volta con un diverso arrangiamento, in questo caso decisamente cupo e onirico.

Il finale del disco è affidato ad una sorprendente “Incandescent Translucent Magnificent“, brano già presente da alcuni anni nella set list live della band, in cui si ripropone quel suono potente che sembra riprendere tutte le anime di questo lavoro. “Outro” mette infine il sigillo su un disco che merita sicuramente più di un ascolto, e probabilmente la giusta condizione per essere assaporato in tutte le sue sfumature.