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16 giugno 2016 | autoprodotto | tacdmy |
Fuori fa caldo, le città si svuotano e noi magari siamo in ufficio a fissare lo schermo del computer fremendo per le ferie, sognando il mare. Un misto tra impazienza, disagio e felicità che necessita sicuramente di uno slancio vitale che punti dritto verso la formattazione degli input nocivi; un viaggio morbido, denso e significativo, qualcosa che ci possa far mettere la testa fuori dal finestrino, vento in faccia.
Ed ecco venirci in soccorso la seconda prova degli italianissimi The Academy. Il nuovissimo “Drunk Yoga Velvet Club” rappresenta un cambio direzionale netto rispetto all’esordio. Un immaginario astratto, quello rappresentato all’interno del disco, che vive di sottili simbolismi al servizio di un Pop Elettronico semplice e creativo. Il tutto all’interno di un ipotetico dancefloor sognante, che vive di sfumature pastello senza mai risultare eccessivo. Il disco si compone di sei tracce che risentono dei suoni d’oltralpe e d’oltremanica, sfruttando il connubio caleidoscopico fra beats, tastiere e sintetizzatori.
L’opener “Blavatsky” parte con decisione, impreziosita da un’effettistica capace d’implementare certe dinamiche à la Tame Impala con rinnovata baldanza Elettro-Indie. L’atmosfera da Club incontra l’estate ed i Disclosure in “Kneyef”, scivolando lentamente sul finale verso descrizioni oniriche pronte a catturare l’immaginario dell’ascoltatore – che sia una spiaggia al tramonto, o un viaggio attraverso le nuvole.
La Psichedelia degli MGMT viene vaporizzata e messa al servizio di un dancefloor ricoperto di sabbia, luci al neon e fiori recisi in “Pray The Lord“, mentre “It’s Always Like” ne rappresenta la controparte dinamica, quella da sparare sulla battigia al tramonto. Chiude una crepuscolare “Wow Signal“, aumentando leggermente la tensione insita nella fine di un viaggio, davanti ad un falò, osservando le luci della città spegnersi lentamente. Questo “Drunk Yoga Velvet Club” è un lavoro misterioso, elegante e divertente. Possiede tutte le qualità che deve avere un disco per lasciarci liberi di sognare con la pelle madida.