Splashh – Waiting For A Lifetime

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Che dall’Australia dei Tame Impala i nostri si fossero spostati sull’asse New York-Londra, lo si era capito fin dalla copertina. Roba da grande mela; e questo non rappresenterebbe di per sé un problema se non per il fatto che quel sole lì, specie quello di Perth, si riflette in tutto quello che fai. Come del resto accadde per “Comfort“, il buon esordio degli Splashh che univa certe idee ipnagogiche con il Garage Rock, ed era in grado di farti assaggiare la brezza marina estiva anche il 10 di Gennaio.

Il Comfort era reale, sebbene non si trattasse di un capolavoro, restituiva un’immagine fresca, e da un certo punto di vista anche moderna, mutuando e rielaborando le intuizioni di capi saldi come Beach Boys, Pixies e Stems.

La genesi del nuovo “Waiting For A Lifetime” risale a pochi mesi dopo l’uscita di “Comfort” e porta in dote tutta una serie di influenze finora inedite per la band. Sasha (Voce) vola da Toto (Chitarra) a New York e lì gettano le basi di un lavoro – poi rielaborate in un dialogo a distanza londinese – che con brani come “Look Down To Turn Away” (Suicide e Depeche Mode sugli scudi) sembra spostarsi su altri lidi. Lo scheletro compositivo della band non è stato stato smantellato del tutto, (vedi l’openerRings“) sicuramente possiamo dire addio a quella sensazione estatica che rappresentava il pezzo forte dell’esordio.

La traccia omonima dell’album sembra prendere in prestito l’incedere di certi Gun Club per poi venire affogata in una vasca di Rock sognante di matrice nineties, e schiuma. Sono presenti passaggi Indie-Pop à la Cribs, sortite nello ShoegazeHoney And Salt” e ninnananne nostalgiche – “No. 1 Song In Hell“.

Senza infamia e senza lode, ma soprattutto, senza sole.

Data:
Album:
Splashh - Waiting For A Lifetime
Voto:
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