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28 aprile 2017 | Heavenly Recordings | marklanegan.com | ![]() |
Si percepisce una sensazione di déja vu in Gargoyle, ultima fatica di Mark Lanegan. Nel disco aleggia infattti l’aura del già vissuto, l’alone dark che si amalgama a un’armonia stilistica votata all’elettronica e al Kraut. Più oscuro dei suoi predecessori, Gargoyle segue una linea compositiva dagli echi New Wave, impastata di sintetizzatori.
La visione “gotica” del disco è evidente: a partire dall’artwork stilizzato, passando per il titolo onomatopeico, fino ad arrivare a un songwriting didascalico nel brano “Blue Blue Sea” – “Gargoyle perched on gothic spire”.
Un immaginario costruito su scenari dalle tinte fosche dunque, che vede anche le collaborazioni di Josh Homme, Greg Dulli e Duke Garwood e che non disdegna incursioni nel rock più limpidamente classico.
Serpeggiano – segnatamente in “Death’s Head Tattoo” e “Nocturne” – gli spiriti luciferini di Screaming Trees e Guitter Twins, mentre sinistre presenze di tastiera ed elettronica fanno capolino da Blue “Blue Sea”. In un saliscendi emozionale, che mescola Paradiso e Inferno, il buio avvolge “Sister” per poi illuminare la più cristallina “Emperor” e le morbide ballad “Goodbye to Beauty” e “First Day Of Winter”. L’ultimo “canto del cigno”, che si muove tra tetre ambientazioni Eighties, è infine affidato al brano “Old Swan”.
Gargoyle è un album che conserva il taglio formale ben definito di Lanegan e il mestiere di chi punta a valorizzare le proprie e imprescindibili qualità vocali e di interprete, forse un po’ a discapito dell’aspetto più propiamente autoriale. Un disco che si muove tra albori e tenebre, metà demone e metà angelo.




