Massive Attack – 100th Window

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Direttamente da Bristol (UK), tornano a calcare le scene dopo cinque anni d’attesa e un capolavoro come “Mezzanine” i guru del trip-hop, gli inglesi Massive Attack… consistenti nel solo 3D aka Robert del Naja, in seguito agli abbandoni di Mushroom e Daddy G, che collabora con vari ospiti fra cui spicca la rediviva Sinead o’Connor.
La parola d’ordine per quest’album potrebbe essere “pure atmosphere”: 3D ci regala coi suoi synths atmosfere rarefatte, psichedeliche in molti tratti, suoni sintetici e asettici che proiettano le nostre orecchie e la nostra psiche in un viaggio etereo senza una destinazione precisa. La freddissima “Future proof” sembra volerci proiettare lontano nel tempo, in un futuro freddo e desolato dove stanno solo l’ascoltatore e la musica, entrambi due “Hungry ghosts” sperduti nel nulla.
Il tono si fa molto più rassicurante in “What your soul sings”, un inno all’amor di sé interpretato da una Sinead o’Connor in gran forma, la cui voce dolce e materna contribuisce non poco a quest’atmosfera di meditazione interiore: anche qui i Massive Attack ci portano lontano, ma dentro di noi, nel profondo della nostra anima.
Andy Horace presta la sua voce in una “Everywhen” che ricorda parecchio i Depeche Mode più sperimentali, quelli che si sbizzarriscono nelle b-side o nei self-remix. Una canzone che sembra voler annullare ogni nozione di spazio e tempo, notturna e luminosa allo stesso tempo.
Al numero quattro possiamo goderci “Special cases”, l’inquietante primo single estratto per promuovere l’album: ancora Sinead alle vocals, inquietante come non mai accompagnata da inquietanti ma allo stesso tempo seducenti synths noir, degni di un film di David Lynch.
“Butterfly caught”, interpretata da 3D, è impregnata di atmosfere spettrali e notturne, mentre in “A prayer for England” ritroviamo la o’Connor che in certe linee vocali ricorda Bjork, una scelta che conferisce a questa riuscitissima song una incredibile carica espressiva. “Small time shot away” si lascia apprezzare per le sonorità morbide e sensuali, con ancora 3D alle vocals che riesce a dare un taglio decisamente seducente alla traccia.
“Name taken” richiede all’ascoltatore il totale abbandono, mentre la conclusiva “Antistar” si lascia anch’essa apprezzare grazie ai campionamenti India-style. Due pezzi che tuttavia hanno la pecca di dilungarsi forse un po’ troppo su canoni e atmosfere che per alcuni potrebbero risultare monotone.
A chi raccomandare quest’album? Agli amanti del trip-hop anzitutto e a quelli dell’elettronica in generale in un secondo tempo. I Massive Attack, anzi ormai sarebbe più giusto dire solo 3D del Naja, hanno ancora molto da offrire e sono decisamente riusciti nell’intento di creare un viaggio allucinante. Chi già li conosceva potrebbe in ogni caso lamentare una certa monotonia in quest’album, che rispetto agli illustri predecessori si rivela molto, forse troppo meno vario in fatto di suoni e atmosfere, e c’è anche da dire che mancano decisamente pezzi esaltanti e capaci di emozionare fino in fondo della levatura di una “Teardrop”, una “Man next door” o soprattutto di una “Karmacoma”. Bravissima in ogni caso Sinead o’Connor, capace di dare un notevole plus a un album da considerarsi inferiore ai predecessori, pur nella sua generale validità.