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Una delle ultime bandiere in campo rock psichedelico, Jason Pierce, dopo la stupenda e ormai lontana avventura degli Spacemen 3, continua il discorso con i suoi Spiritualized, eredi del sound degli Spacemen 3 con i consueti toni ancor più rifiniti e raffinati. “Amazing grace” è il nuovo album, ed ha il compito preannunciato di smaltire le tentazioni pompose ed orchestrali emerse nel precedente “Let it comes down” e riportare gli Spiritualized tra sonorità a loro più consone, ovvero quelle gloriose di certo garage rock e psych rock devoto a storiche bands come i Velvet Underground. Ed il fiero rock ‘n’ roll di “This little life of mine” e “She kissed me”, così in linea per altro col garage rock revival in atto di questi tempi grazie a realtà più o meno gradite come White Stripes e BRMC, sembra confermare perfettamente le premesse. Il sound è vivace, piacevolmente frizzante, le chitarre graffiano e sporcano gli speakers opportunamente. La classe di Pierce in fase compositiva è forte ed evidente ancora oggi e spazza via qualsiasi possibile confronto con le nuove leve già menzionate. “Hold On” e “Oh baby” sono romantiche visioni, delicati accenni di passionalità tra ritmi sincopati e dolcissimi incastri chitarra acustica / pianoforte. Ritorna l’orchestra ma in modo più ragionato e meno stucchevole rispetto ai tentativi emersi su “Let it comes down”. Ancora salti nel passato floreale in “Never goin’ back”, dove sembra di assistere alle sferzate elettriche di un Lou Reed ringiovanito in un rock ben compatto e lontanamente lisergico. L’eclettico sound quasi jazzato di “The power and the glory” conferma l’infinita varietà di suoni in cui è possibile imbattersi in un disco degli Spiritualized, un crescendo emozionante di fiati e pianoforti che culminano in un finale apocalittico, davvero entusiasmante per chi ama certe sperimentazioni sonore al limite del rumorismo. Sogni ad occhi aperti in “The ballad of Richie Lee”, un soft rock che oserei definire psichedelico – sinfonico, a causa di arrangiamenti orchestrali che giocano in contrappunto ad innesti chitarristici davvero geniali nel loro minimalismo. Ancora viscerale rock ‘n’ roll nella brevissima “Cheapster” , che si lascia apprezzare per la prestazione vocale di Jason al limite di un offuscato stato di ebbrezza. La carica evocativa e le immagini rarefatte che prendono lentamente forma durante la malinconica “Rated x” sono le cose che mi hanno maggiormente colpito di questo disco. “Lay it down slow” chiude l’album, che trovo assolutamente ben riuscito nonchè equilibrato nell’alternare momenti di energia ad altri più romantici. Non il più bell’album degli Spiritualized, ma sicuramente un disco che sarà ricordato come tra i più sinceri ed organici nella loro discografia.