The Chieftains – Further Down the Old Plank Road

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Il folk irlandese e la musica tradizionale americana, sia essa country,bluegrass o i suoni dei monti Apalachi, hanno molto in comune: Sono innanzi tutto parenti stretti; infatti i primi coloni irlandesi ,giunti negli USA in cerca di fortuna portarono, con se i suoni della propria terra: col passare degli anni questi si mischiarano con quelli di altri popoli e tradizioni presenti sul luogo dando vita così all’attuale bluegrass e al country. Dal punto di vista strettamente musicale le affinità sono facilmente udibili, sia nei ritmi cadenzati ballabili, nella struttura simile dei brani e negli strumenti adoperati, su tutti il violino. Con queste premesse sembra naturale che la più grande band di irish folk del mondo, i Chieftains, si unisca ad alcuni dei più rappresentativi artisti del folk americano. La prima volta successe nel 1992 per la registrazione del bellissimo “Another Country” a cui parteciparono tra gli altri Jerry Douglas, Hammylou Harris, Colin James, Bela Fleck, The Nitty Gritty Dirt Band, Willie Nelson, Chet Atkins e molti altri. Lo scorso anno Paddy Moloney e soci sbarcarono nuovamente in quel di Nashville per le registrazioni di nuove sessions a cui parteciparono ancora più musicisti. Il risultato di questo lavoro fu “Down the Old Plank Road: The Nashville Sessions” disco buono ma non ai livelli di Another Country. Però non tutto il materiale registrato venne incluso in quel album anzi a ben vedere dobbiamo dire che le cose migliori sono state lasciate fuori e ora finalmente pubblicate per questo ”Further Down The Old Plank Road”. Paddy ha dichiarato che i due dischi seguono una linea temporale ben precisa per cui possiamo dedurre che la band irlandese fosse decisamente più in forma nel corso delle seconde sessions. Si perchè questo album è nettamente superiore al suo predecessore. Se poi ci aggiungiamo che queste sono, purtroppo, le ultime cose registrate dai Chieftains con il grande Derek Bell ( piano e arpa fin dal 1972 e scomparso il 17 ottobre dello scorso anno) in formazione il disco acquista ancora maggior valore.Tra vecchi e nuovi amici gli ospiti presenti sono di primissimo livello: John Hiatt, Joe Ely, Jerry Douglas, Chet Atkins, Don Williams, Doc Watson, Nickel Creek tanto per fare qualche nome. Il risultato come avrete gia capito è di grande livello. La band irlandese è in splendida forma e gli ospiti si calano alla perfezione nel ruolo offrendo tutti una prova ottima. Tra i brani migliori segnaliamo “Jordan Is A Hard Road To Travel” con uno scatenato John Hiatt alla voce,e chitarra; sorretto dal banjo del fenomenale Bela Fleck (probabilmente il più grande banjoista vivente) , dall’arpa di Derek e dal flauto di Matt Molloy. Il brano è un ministrel tune risalente al diciannovesimo secolo e risulta davvero irresistibile. Straordinaria anche la prova di Jerry Douglas in “Rosc Catha Na Nuimhain/Arkansas Traveller/The Wild Irishman” : Il brano si apre con ì il solo Jerry alla resonator (di cui è un maestro indiscusso) e poi pian piano entra tutta la band e la canzone prende quota alla grande. Bella anche la prova di Tim O’ Brien vocalist in “Shady Grove”. Semplicemente strepitosa è invece Hammylou Harris in “Lambs In The Greenfield” una splendida ballata tradizionale arricchiata da due violini e dall’arpa. La celebre “The Moonshiner/I’m A Gambler I’m a Rambler” è affidata all’ugola di Joe Ely e il nostro non delude dando vita ad una accoppiata da sogno con i Chieftains che si rivelano ancora una volta straordinari. Molto bravi anxhw i Nickel Crick con “The Raggle Yaggle Gypsy”; ballata country folk che i due ragazzi interpretano in modo maestoso. Infine concludiamo con la prova maiuscola di Doc Watson e del nipote Merle (hanno registrato diversi dischi assieme) nello strumentale “Fisherman’s Hornpipe/The Devil’s Dream” dove il vecchio Doc ci fa apprezzare tutta la sua abilità nel flatpicking, tecnica nella quale è il maestro indiscusso, come ciliegina sulla torta troviamo anche il banjo di Bela Fleck a completare una song favolosa.
I Chieftains ci regalano un altro, l’ennesimo, disco di grande musica, una sorta di ponte ideale tra due mondi musicali solo apparentemente distanti. Questo album è il modo perfetto per avviciinarsi sia al folk irlandese che a quello americano (per chi fosse digiuno di questi generi) o semplicemente un modo molto piacevole per passare un pomeriggio in musica.