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Jarvis Cocker cambia identità e diventa darrel Spooner per un disco in bilico tra il rocky horror picture show e l’elettronica.
Al momento stesso in cui sto scrivendo è davvero difficile inquadrare i Realxed muscle, e ogni parola scritta potrebbe in futuro rivelarsi falsa. Non mi azzardo a definirlo il nuovo progetto di Jarvis, nè tantomeno un suo disco solista o una collaborazione. e internet non mi viene neanche in aiuto, visto che per i Relaxed muscle ancora non si parla di web. L’unica cosa certa sono le foto, che vedono il Jarvo alle prese con batterie elettroniche, piccole tastiere, doppi microfoni e synth… Ma cos’è diventato quindi il sig. Cocker? Jarvis cocker è ora Darrel Spooner, una sorta di non-morto, o zombie, visto come si presenta sul palco, che canta e suona melodie synth pop di stampo anni 80, condite con una buona dose di sensualità e sessualità (che già solo nella sua voce è parecchia). Il disco è un po’ duro da digerire per chi viaggia sui classici schemi pop, sembra di ascoltare un incrocio tra i Pulp, i Black Box Recorder e Marylin Manson. Tutti i pezzi si basano su batterie costruite da computer o drum machine, su cui si accavallano loop di chitarra o basso e suoni liberi, che possono essere ora duri e pesanti ora vagamente psichedelici o mellotron”ici”. Nel complessivo il disco risulta un po’ piatto, per la mancanza di originalità nelle metriche delle canzoni e nella costruzione delle stesse, senza contare che poi verse-special e chorus vengono tutti messi nello stesso piano; le canzoni non si aprono, non decolanno, non ci sono salite o discese, è tutto un’unico tappeto elettronico molto electro-clash (stile Chicks On Speed o Peaches).
Staccando però Jarvis (o darrel) dalla sua carriera precedente e valutando il disco come un’opera nuova di una nuova band si resta colpiti da una certa personalità e atmosfera di stampo Rocky horror picture show, e si apprezzano anche più facilmente pezzi come Rod of iron (angosciante disco song) o l’intro del disco con The Heavy (molto “dura” come impatto) anche se alla fine i pezzi che più prendono sono quelli più diretti e easy, come Tuff it Out, Sexualised (un ritmo vagamente Dandy Warhols, forseper le chitarre, ma la canzone è molto più acida) e Muscle Music (molto David Bowie).
Un disco curioso, con un suo sottile fascino. Chissà però quanto riuscirà a durare questo progetto, il rischio di ripetersi in un nuovo album è proprio lì dietro l’angolo.