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Tra i chitarristi che hanno maggiormente influenzato la storia del rock si può tranquillamente annoverare il nome di Tony Iommi. Le sue imprese coi Black Sabbath hanno segnato un’epoca e migliaia di musicisti. Dopo lo split dalla sua storica band, il baffuto chitarrista si è destreggiato qua e là tra qualche tributo e apparizioni varie in veste di ospite fino a quando nel 2000 non ha deciso di pubblicare il suo primo album solista. Naturalmente il buon Tony aveva bisogno di una band e soprattutto di un cantante e per rimediare ha pensato bene di chiamare a sè un nugolo di vocalist per interpretare le sue songs. Quando un mostro sacro come Iommi chiama è impossibile dire di no dunque sono così della partita Henry Rollins, Skin, Dave Grohl, Philip Anselmo, Serj Tankian,Billy Corgan, Ian Astbury, Peter Steele, Billy Idol e l’amico\nemico Ozzy. A questa truppa di superstar si aggiunge anche la chitarra di un altro illustre sconosciuto come Brian May oltre ad una folta schiera di bassisti e batteristi tra cui Matt Cameron (Soundgarden, Pearl Jam) e il compagno di mille avventure Bill Ward. Insomma la crema della scena hard rock presente e passata, ma il vero protagonista resta sempre lui, il grande Tony con il suo inconfondibile sound. Ma vediamo come si sono comportati i vari (illustri) ospiti. Il compito di aprire il disco spetta a “Laughing Man (In the Devil Mask)” e la voce è quella di Henry Rollins. Già questo basterebbe per dire a cosa ci troviamo di front: la potenza vocale di Rollins si sposa alla perfezione coi riff lugubri e taglienti di Iommi e col suo celebre “wall of sound”; il risultato è una song di una forza devastante tutta da ascoltare. “Meat” vede dietro al microfono Skin, la ragazza si sbatte, ha talento, ma forse la sua voce poco si addice alla potenza del sound di Tony: i continui stop and go l’aiutano comunque non poco a fare una figura dignitosa anche se al confronto con la song precedente la differenza di spessore tra lei mr Rollins si vede tutto. Decisamente migliore la prova di Dave Grohl nella funerea “Goodbye Lament” e addirittura fantastica quella di Philip Anselmo in “Time Is Mine”, l’amore dell’ex Pantera per il Sabba Nero non è certo un mistero e infatti il singer si trova perfettamente a suo agio col devastante riffing di Tony. “Patterns” è affidata alla voce particolare di Sej Tankian: il brano si muove su coordinate vicine a quelle dei Soad o forse sono i Soad a essere vicini alla musica dei Sabbath? Comunque sia il risultato è grandioso. Buona anche la prova di Billy Corgan in “Black Obivion”e ancora meglio quella di Ian Astbury in “Flame On”. Tra i discepoli dei Sabbath va certamente annoverato anche Peter Steele, a lui tocca cantare in “Just Say No to Love” e il frontman dei Type O Negative dimostra di trovarsi perfettamente a suo agio anche se la sua interpretazione di “Black Sabbath” nel primo Natività in Black resta insuperabile. Rimpatriata tra vecchi compagni di merende in “Who’s Fooling Who” dove compaiono Ozzy e Bill, una manna per i nostalgici dei tempi d’oro dei Sabbath. Chiude il disco la doomy “Into The Night” con una superba prova di Billy Idol, sicuramente tra le migliori del disco assieme a Henry Rollins , Phil Anselmo e Serj Tankian.
Tony Iommi dimostra che la classe non è acqua e mette in fila un lotto di canzoni di grande spessore con almeno 4 grandi e splendenti gemme.