Cannibal Corpse – The Wretched Spawn

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E’ incredibile. Due anni fa scrissi la recensione per “Gore Obsessed” dei Cannbal Corpse, album che apprezzai parecchio, ma se una certa dignità professionale non me lo imponesse, riprenderei quella recensione e cambierei semplicemente i titoli delle canzoni, perché la band americana sembra proprio aver fatto l’album con lo stampino!
Uguale nella struttura complessiva con il medesimo modo di alternare pezzi veloci ai classici mid-tempos, uguale persino in quella delle canzoni. Ma la risposta dei fan della band sarà semplicemente un bel “in fondo, chi se ne frega?” l’innovazione non è mai stato un obiettivo per questa band, che ha vissuto la più sconvolgente novità nel 1996 con “Vile”, quando il singer fondatore Chris Barnes, per molti un’istituzione sacra del brutal death (ma per il sottoscritto uno dei cantanti più sopravvalutati dell’intero genere) è stato sostituito da George “Corpsegrinder” Fisher dei Monstrosity, growler assai più dotato e in grado di rimpiazzare Barnes nel cuore dei fan.
I nostri quindi hanno fatto di “squadra che vince” non si cambia il loro motto e hanno composto questo “The Wretched Spawn” che contiene praticamente tutto quello che un estimatore del brutal può aspettarsi dai Cannibal Corpse, senza sorprese, un po’ come l’ennesimo seguito di certi horror movie di serie B.
Da loro non ci si aspetta altro se non i classici pezzi splatter totalmente devastanti, ed ecco che ci regalano dei probabili nuovi classici del repertorio veloce come “Severed Head Stoning”, “Psychotic Precision”, “Decency Defied” (il brano più immediato dell’album, da cui non a caso verrà tratto il prossimo video della band), “Cyanide Assassin” e “Bent Backwards and Rotten” sono i soliti devastanti brani che scateneranno un pogo disumano ai sempre affollatissimi concerti della band.
Noto invece con piacere che i mid-tempos si fanno di album in album sempre più interessanti – in quelli fra “Vile” e “Bloodthirst” devo ammettere di aver premuto più volte il tasto skip in queste parti lente e insipide – e anche qui come nel predecessore troviamo momenti marcissimi, sinistri ed efficaci come “Nothing Left to Mutilate”, “Festering in the Crypt” e “The Wretched Spawn”, sebbene per brani di questo tipo continui a preferire quelli di death metal act come Morbid Angel o Nocturnus, che tecnicamente parlando restano ancora un limite irraggiungibile per questi Cannibal Corpse.
In conclusione che dire? I Cannibali son tornati e chi li conosce sa che non resterà deluso, Corpsegrinder, Mazurkiewicz e soci hanno preparato al meglio ciò ce ci si aspetta da loro e “The Wretched Spawn” sarà per molti l’ennesima occasione per scatenarsi sia ascoltando l’album nel proprio stereo che andando a vedere i concerti di quel che è forse LA brutal death metal per eccellenza. Semplici e rozzi, ma immediati come nessun altro nel loro genere, o li ama o li si odia e ad ogni eventuale critica su tecnica, monotonia o che altro essi risponderanno sempre con questi album che in fondo son fatti per divertirsi e scatenarsi assieme al proprio irriducibile pubblico.
Chi non apprezzasse il genere o fosse facilmente impressionabile, li eviti ovviamente.