Bubola, Massimo – Segreti Trasparenti

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Massimo Bubola è poeta e musicista di classe cristallina, su questo non ci sono dubbi. La sua carriera di musicista è iniziata nel lontano 1976 con il deludente , ma era l’esordio, “Nastro Giallo”. Dopo di che il nostro incontra Fabrizio DeAndrè e con lui collabora alla realizzazione di “Rimini”. L’incontro con Faber è certamente importante per Massimo. Da quel momento in poi la qualità dei suoi lavori si alza notevolmente. La cosa che però mi ha sempre lasciato secondo me le cose migliori di Bubbola sono quei dischi dove il nostro libera la sua anima rock: l’omonimo “Massimo Bubbola” e “Amore e Guerra” restano, a mio avviso, le sue cose migliori. Non che gli altri album siano brutti per carità, solo che hanno tutti un’aria di lavori incompiuti. A mio parere a Bubbola manca qualcosa per essere un altro Guccini o un altro DeAndrè; gli manca quel pizzico di ironia che ha fatto la fortuna dei due grandi cantautori nostrani. “Segreti Trasparenti” ha proprio questo difetto. Dal punto di visto strettamente musicale l’album è impeccabile, il nostro è dotato di una gran bella voce e sa usarla con mestiere e personalità, il resto lo fa la grande qualità dei musicisti che lo affiancano e gli arrangiamenti, davvero ben riusciti. Straordinario il lavoro al violino e al piano di Michele Gazich.. Resta però il fatto che le canzoni sono tutte di stampo decisamente folk, cantautorale e a mio avviso alla lunga stancano perché il tema bene o male è sempre quello, così come lo sono le atmosfere molto intime e volutamente deprimenti. I testi sono altamente poetici, forse fin troppo. Anche nei brani meno seriosi come “La Fontana e La Domenica” il nostro si prende un po’ troppo sul serio. La parte musicale è molto coinvolgente ed è davvero ben riuscito l’inserimento delle voce femminile di Luciana Vaona , che intraprende con Massimo una sorta di dialogo. La canzone parla proprio di una di storia d’amore ambientata in un paese di campagna con tutti i luoghi comuni del caso. E’ decisamente divertente perché il ritmo elevato, tutto incentrato sul violino, e l’uso delle due voci è certamente di grande presa. Note positive anche dall’opener “La Sposa del Diavolo”: cantata sempre a due voci con tono colloquiale la song risulta decisamente intensa. Bella l’interpretazione quasi recitata di Bubbola e della Vaona che mentre si dirigono, a bordo di un vascello fantasma, verso l’inferno rimpiangono le scelte del passato e i tradimenti li hanno portati a questa condizione. Lo fanno però in modo soffuso come a non voler rinnegare il sentimento che li ha spinti e come se questa fosse l’unica conseguenza possibile. Anche se l’atmosfera è sempre molto dark questa volta il brano funziona a meraviglia e ricorda alcune cose del Nick Cave di Murder Ballads (forse il duetto con l’amica Kelly…?) A mio avviso non è certo un caso che le cose migliori del disco sono le canzoni cantate a due voci. Questa soluzione dona freschezza e originalità alle canzoni. Cosa che ad esempio non succede in “Jetta a Luna”, brano cantato in napoletano che personalmente trovo pesante come un mattone. Stesso discorso per “Roger McLure”. Qui Bubola mi sembra voglia fare il verso alla Giordie di Faber ma il risultato è decisamente diverso. La storia di per sé è anche bella, ma l’atmosfera da funerale che suscita onestamente la rende davvero difficile da assimilare. Se fosse inserita in un contesto diverso magari il risultato sarebbe opposto, ma messa dentro ad un disco che della tristezza di fondo fa la sua filosofia risulta essere solo un boccone un po’ difficile da digerire. Tra le note positive invece va inserita “Specialmente in Gennaio” dedicata alla memoria di Fabrizio. Nonostante il linguaggio adoperato sia un po’ troppo, forbito con licenze poetiche a iosa, il ricordo dell’amico scomparso è sentito e vero, ricco di emozione e gratitudine. “Entrambi” è una canzone molto dolce sempre di stampo folk con flauto e violino. Canzone che tutto sommato trovo abbastanza banale. Non brutta ma scontata. “Quella Campana “ si fa notare più che altro per il bell’uso della Steel guitar, una delle soluzioni migliori del disco, ma anche qui torna il peccato originale del disco: manca un po’ di freschezza nel testo e nel ritmo. Nonostante le soluzioni adoperate siano varie la melodia che ne esce è sempre la stessa come impronta. La conclusiva “Tornano i Santi “ è invece davvero gradevole. L’uso del dulcimer e del coro la rende decisamente gradevole. Tengo per ultima la canzone che preferisco e cioè “Per Quanto Tempo”, canzone dal retrogusto messicano da novello Willy DeVille. Qui finalmente Massimo da un colpo di coda e ci presenta una sana ballata dai ritmi latini bella e spensierata.
In conclusione “Segreti Trasparenti” è un disco di buona qualità ma dai toni un po’ troppo scuri, manca di varietà. Non che le canzoni siano tutte uguali ma hanno tutte, o quasi, quella malinconia di fondo che a me personalmente rende il lavoro difficile da apprezzare fino in fondo. Aggiungo che prima di stendere questa recensione ho ascoltato con grande attenzione il disco e l’ho fatto più e più volte. Questione di gusti forse ma per me alla fine le cose migliori risultano essere quella un po’ fuori dalla logica dell’album. Se siete fan di Massimo Bubbola probabilmente il disco vi piacerà, se invece cercate un primo approccio con la sua musica il mio consiglio è di dirottare la vostra scelta sui dischi citati in precedenza.