Ely, Joe – Letter to Laredo

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Joe Ely fa parte di una generazione molto particolare: forse l’ultima vera grande generazione di rocker americani. Sto parlando di quei musicisti, nati tra la fine degli anni 40 e i primi anni 50 e venuti alla ribalta più o meno dal ’70 in poi. Di essa fanno parte Bruce Springsteen, Willy DeVille, John Hiatt, Bob Seger, Warren Zevon, John Mellencamp, Tom Petty, Jackson Browne. Gente che ha portato avanti, ognuno con le proprie peculiarità, la grande tradizione musicale americana e che ha fatto dell’esibizione dal vivo un vero cavallo di battaglia. Tra tutti questi Ely è sicuramente quello che , Willy DeVille a parte, ha cercato di andare più in profondità nelle ricerca delle origini di certi suoni. Complice il fatto di essere nato in una terra di confine, il Texas, il nostro è sempre stato molto influenzato dai suoni del vicino Messico. Una influenza questa che si è sempre sentita nella sua musica, erroneamente etichettata semplicemente come country, ma che con Letter To Laredo esce prepotentemente alla ribalta miscelandosi in maniera perfetta con l’anima da rocker di razza del nostro. Joe si affida a strumenti tradizionali come la fisarmonica, il violino, il mandolino, il dobro e li mette al servizio delle sue meravigliose melodie texane pregne di rock. Il risultato è davvero esaltante. A dargli una mano nella realizzazione di questo capolavoro ci sono gli amici di una vita: Bruce Springsteen e Jimmie Dale Gilmore, danno un aiuto sostanziale al nostro ma il vero miracolo musicale è tutta opera di Joe. “All Just to Get to You” è una classica Ely song con una sana vena rock; grande melodia sorretta dal mandolino e dall’armonica. “Gallo del Cielo” è un classico dell’amico Tom Russell: tutta incentrata sulla chitarra flamenco di Teye e sulle percussioni, a cui nel finale si aggiunge la fisarmonica, questa è la classica canzone di confine dove i suoni del vicino Messico si mischiano sapientemente con l’anima texana di Joe. Atmosfera notturna, lievemente malinconica e uno splendido ritornello tra inglese e spagnolo ne fanno un piccolo gioiello. “Run Preciosa” inizia come uno struggente lamento flamenco per poi tramutarsi in una meravigliosa ballata borderland. “Saint Valentine” è decisamente più country rock, splendido il lavoro all’armonica dello stesso Joe e sempre emozionante la ritmica delle chitarre acustiche tra Messico e Texas. “Ranches And Rivers” è una ballata crepuscolare, la slide e la chitarra flamenco si sovrappongono in maniera perfetta e la voce fa il resto; poi entra la fisarmonica e inizia la festa messicana. La title track è dotata di una melodia triste ed evocativa da far venire la pelle d’oca, una ballata superba con un grande lavoro di chitarre e percussioni in un continuo rincorrersi di suoni ed emozioni. “I Saw It In You” va invece a richiamare le antiche melodie texane con la steel guitar a guidare le danze. “She Finally Spoke Spanish to Me”, scritta dall’amico Butch Hancock, ha la melodia di una ballata springsteeniana segnata dalla steel e dalla chitarra flamenco, i confini si frantumano la musica tex mex entra direttamente nel cuore del rock d’autore americano e il risultato è davvero sorprendente. “I Ain’t Been Here Long” unisce il blues alle melodie texane, il dobro come da tradizione blues è estensione del canto e pure l’armonica si arriva diretta dal delta ma la melodia è tipicamente country oriented. Un connubio questo apparentemente impossibile ma che nelle mani di Joe Ely si trasforma in una canzone meravigliosa. “That Ain’t Enough” è decisamente più folk senza mai rinunciare però a quel pizzico di Messico che è il cuore di tutto il disco. “I’m a Thousand Miles from Home” è l’ultima canzone del disco, l’ultima straordinaria ballata notturna. Cala il tramonto sul confine tra il texas e il Messico e Joe Ely è li che canta e suona la sua musica che unisce popoli e tradizioni.
“Letter To Lardo” è il disco a mio giudizio più bello di Ely, una raccolta di brani borderland di rara bellezza dove la melodia e le emozioni sono al centro di tutto e arrivano direttamente al cuore della musica stessa.