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Robert Pete Williams è un bluesman oscuro; di lui non si sa molto venne infatti scoperto dal talent scout e ricercatore Harry Oster nel 1958 mentre scontava una condanna per omicidio all’ Angola State Prison. Della sua vita prima di questo episodio si sa davvero poco tranne che , come la stragrande maggioranza dei bluesman dell’epoca, iniziò a suonare nelle feste paesane. Le cause che portarono al suo arresto restano misteriose anche se Williams si è sempre dichiarato innocente, sostenendo di aver sparato per legittima difesa. Oster rimase colpito nel sentire con quanto partecipazione emotiva egli interpretasse i suoi blues e decise di reclutarlo per suonare nei festival itineranti e nei college che all’epoca spopolavano, eravamo in pieno blues-folk revival, al fianco di altri “grandi vecchi” come Mississippi Fred McDowell. Williams era un bluesman molto ancorato alla tradizione country blues , o Delta blues che dir si voglia. La sua musica non concedeva nulla alla modernità ma era tutta incentrata sull’improvvisazione della sua chitarra e sulla forza dell’interpretazione orale. Il suo stile chitarristico era totalmente privo di vincoli, sia che suonasse la slide sia che si cimentasse nel bottleneck Robert seguiva sempre l’istinto. Nelle parti più drammaticamente intense della canzone i giri di basso ripetuti e ipnotici ne sottolineavano il lato più cupo per poi lasciare il posto a degli attacchi più acuti come della grida di liberazione. Lo stile canoro era tipico del Delta, sovente le strofe venivano precedute da un lamento che ne sottolineava e accentava la sofferenza così come i versi più intensi ripetuti sempre due volte. La voce dai toni molto alti viaggiava libera priva di alcun freno melodico. Tutti questi elementi hanno fatto di Robert Pete Williams uno dei maggiori interpreti del blues rurale del dopo guerra, tanto che il suo Prisoner’s Talking Blues è considerato uno dei blues più toccanti ed emozionanti di sempre. Purtroppo però queste sue caratteristiche saldamente legate alla tradizione hanno però rappresentato anche un freno alla sua carriera. Il suo blues minimale veniva accolto con entusiasmo dagli appassionati ma riscuoteva scarso successo tra il giovane pubblico bianco che gli preferiva i folksinger più melodici.
Dell’opera di Robert Pete Williams ci sono però rimaste molte registrazioni, la migliore è sicuramente la prima fatta per la Arhoolie “Angola Prisoner’s Blues” disco che contiene il già citato “Prisoner’s Talking Blues” però purtroppo è ora difficilmente reperibile. Tra gli altri album disponibili, tutti comunque di livello molto elevato, ho scelto questo “When a Man Takes the Blues” che a mio avviso è molto rappresentativo dell’opera di questo grande bluesman. Inoltre questo disco contiene lo splendido “Hot Springs Blues” dedicato al grande pianista Peetie Wheatstraw uno degli ispiratori di Williams, in questo brano Pete viene accompagnato alla seconda chitarra da un bluesman rimasto sconosciuto. In queste 13 canzoni possiamo apprezzare l’abilità di Robert sia con la chitarra classica e slide sia con la 12 string. Sconosciuto è anche il suonatore di che lo accompagna in “Wife and Farm Blues” mentre la seconda voce dovrebbe essere quella di Sallie Dotsin una blues singer che era solita accompagnare Williams nelle sue esibizioni.. Questa song è inoltre uno splendido esempio dello stile di Robert, l’andamento ipnotico della chitarra il cantato sofferto a cui fa contraltare il tono deciso della Dotsin, che sembra quasi “sgridare” il nostro sono un perfetto esempio della recita del blues. Splendida è anche la title track dove la chitarra fa da seconda voce a rafforzare il canto nelle sue pause con giri incentrati sulle corde alte e da ritmica leggera incentrata sui bassi durante la sofferta interpretazione canora. Certamente degna di nota è anche la successiva “I Had Trouble “ più sussurrata che cantata con Williams che di tanto in tanto si schiarisce la voce. “Dyin’ Soul” è invece segnata da una ritmica più vicina al gospel some si evince dai molti riferimenti sacri del testo. In questa song è bello notare come Williams trascini le vocali nelle parole conclusive di ogni strofa e come faccia precedere ogni attacco da una sorta di lamento in modo da dare più forza espressiva alla sua preghiera.
Se siete amanti del blues rurale, di quello più vicino alla tradizione rimarrete certamente colpiti dalla grande forza espressiva di Robert Pete Williams, uno bluesman di garndissimo talento che andrebbe certamente rivalutato.